LA NEUROESTETICA E KANDINSKY
Nel mio articolo “Il poeta questo sconosciuto” ho delineato la figura e le attitudini dell’ intellettuale dedito alla scrittura del testo poetico, connotando la sua visione estetica del mondo, l’interiorità sviluppata nella comprensione e nella contemplazione meditativa.
Il concetto di “interiorità”, liberato il campo da ogni interpretazione etica o moralistica, è un modo di guardare in se stessi e al mondo sensibile dall’interno dell’ apparato biologico e neuronale che riconosce ed interpreta l’ esperienza del mondo.
“Guardare dall’ interno” consente il processo empatico tra l’ artista e la propria opera d’arte e tra essa e il fruitore.
Che cosa è l’interiorità di cui,sto parlando?
Come connettere l’arte al cervello, la poesia, la musica le arti visive alla mente?
E’ insufficiente e necessario ammettere che i linguaggi mediante i quali si manifesta la creatività, quindi anche quello musicale, estetico, poetico, risiedono nel più ampio discorso della “cognitività” , quindi della conoscenza.
Arte e scienza non sono così distanti come appare perché entrambe sono nobili prodotti della mente cioè dell’ apparato cerebrale preposto.
L’arte e la mente svolgono funzioni cognitive.
E’ giunto il momento che artisti e scienziati inizino a collaborare come auspica il neurologo Semir Zeki padre della neuroestetica, perchè le reazioni all’ esposizione del soggetto ad un’ opera d’ arte oggi possono essere registrate e dimostrate mediante i nuovi strumenti tecnologici .
Le modificazioni delle corteccia cerebrale sono evidenti in zone ben precise. Ma è l’artista l’ inconsapevole neurologo nel processo empatico che lo rende riconoscibile dall’animo del fruitore.
L’occhio non ha più la funzione di macchina fotografica, ma come gli altri organi che ci consentono l’ esperienza, è ” porta ” di ciò che accade intorno a noi.
Marisa Cossu
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