Ombre siamo,
viandanti equilibristi
sulla linea del tempo
sospesi
nel vuoto
dell’ immenso mare.
Ombre siamo,
viandanti equilibristi
sulla linea del tempo
sospesi
nel vuoto
dell’ immenso mare.
Coltivare la serenità è una delle più impellenti necessità dell’ uomo di tutti i tempi, oggi a maggior ragione a causa della crisi globale della società.
Come individuo e come gruppo l’ uomo fatica a porsi in una situazione equilibrata e si lascia sfuggire le ragioni per progredire verso la consapevolezza.
IL pieno accorgersi di noi stessi, non è situato in un irraggiungibile iperuranio di cui siamo ombre della platonica caverna, ma consiste nel conoscere il” qui ed ora”, l’ attimo in cui nell’ interiorità spazio e tempo coincidono, l’ unicum tra corporeità e spiritualità.
Il “qui ed ora” impone di FERMARSI allo STOP dove s’ incontrano Arte e Mente e si svelano l’ un l’altra in uno scambio empatico: fermarsi, respirare, sentire tutti gli elementi dell’ esistente, compenetrarli e farli pulsare nella nostra anima.
Come coltivare la serenità, fragile giunco esposto al vento della vita?
Forse possiamo iniziare così: SOFFERMIAMOCI ad esaminare pensosamente le nostre emozionì, tempeste, prigioni; incontriamo in questo spazio liberatorio la parola, la musica, l’ arte, il volo dello spirto; accettiamo di essere un corpo, un respiro, un breve ma significativo suono nell’ immensità del mistero che ci avvolge e che fa parte della vita; accettiamo di guardare all’ interno dell’ involucro che contiene i domini, i sogni, la speranza di un ritorno; scopriamo lo scopo del nostro vago e tremulo apparire sulla scena del mondo; sentiamo di non essere soli al mondo, ma parti dell’ universo strettamente congiunti alle cose e agli altri; poi continuiamo a camminare, consapevoli equilibristi sulla lineare fune che lega i tempi della nostra vita con nodi che dovremo superare senza il timore di doverli sciogliere.
La SERENITA’ è conseguenza di tutte queste accettazioni.
Ricordami come la ragazza del faro:
un giorno scopristi per caso
i suoi capelli neri, gli occhi
marini con alghe verdi e oro,
la rossa bocca ridente,
le mani forti e le belle forme
dell’ incipiente giovinezza.
Ricordami in quel giorno,
era il tramonto,
nel tripudio del cielo rosso violetto,
che per caso mi baciasti in fretta,
sfiorandomi in un brivido le spalle.
Ricordami così tenera ed incerta,
dolce ed incauta allora nell’ amarti.
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Fructus ventris: ne comedas!
Narrativa Autore Blogger
...dove l'amore inventa il suo infinito...
Vivo i miei giorni nella solitudine
There is always something to be thankful for in your life. Being alive is absolutely one of them!
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