Solitudine, ti chiamo
tra la folla rumorosa,
nella babele dei linguaggi,
nel tormento delle passioni.
L’ Umanità delusa da se stessa
esibisce la vacuità del vivere,
la banale apparenza del mostrarsi
nell’ assurdo non esserci,
l’ assordante clamore degli stimoli
declinati in parole incomprensibili.
Ti cerco, dall’ immane estraneità
del mio essere, per sedare l’ ansia
di queste strade indifferenti,
di queste luci eccessive,
del ridere indistinto di una falsa gioia.
Riportami nel centro di me stessa
e ferma l’ orologio del mio tempo,
che non mi tocchi il cuore all’ improvviso
e il pensiero rimanga saldo e vivo.
Ho bisogno di quiete per scrivere,
pensare, iniziare ad amare
ciò che nel caos ho perso;
per calmare l’ angoscia del sentirmi
sola tra tanta gente.
Bellissima, vede la solitudine da un’ottica non negativa.
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Infatti, ogni tanto abbiamo bisogno della solitudine, non credi?
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Certo, a me piace.
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Forse perché sento il bisogno di mettere ordine nei miei pensieri e nelle mie emozioni. Grazie e un abbraccio!
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Ti capisco 🙂
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chiamare la solitudine per non sentirsi soli…
la solitudine come risorsa?
affascinante…
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Sono felice che tu abbia colto al volo il vero magico senso della solitudine. Grazie!
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Solitudine che scava la vita, colmandola di solitarie voci
Buon fine settimana, Marisa
Un caro saluto
Gina
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Solitudine… un must per ogni poeta. Tu l’hai interpretato in maniera personale come un momento di raccoglimento in te stessa.
Profonda e intensa.
Un caro abbraccio
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Grazie, un abbraccio!
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