L’ orologio del pittore
batte ore distorte,
archi di un giorno
che rallenta i passi e poi riprende,
con curvilinea forza,
la discesa.
Anche i ricordi seguono le anse
dei confini del tempo
e segnano i minuti del respiro.
Il cuore, fragile orologio,
canta la sua deformità,
l’ esserci e il non restare,
battere e non sentire,
correre senza muoversi.
L’ ondivago padrone della mente
scandisce ogni momento
dell’ anima in cammino
nel cielo ch’ è misura delle cose.
Posso sognare un tempo
modellato con le mie mani,
immagine di come lo vorrei,
libero, eterno, umanizzato,
morbido e pieghevole
agli affanni e al dolore.
Mi consola un’ idea
duttile, empatica
della veloce corsa della vita.
Amo le ore
dell’ infinita topologia
in cui l’ inconoscibile si flette,
mutevole e gentile, all’ esistente.
Su quella linea vivo
ondeggiante ed incerto equilibrista.
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