( Pablo Picasso, Il colore delle parole )
La poesia non è un esercizio grammaticale o un gioco linguistico: il suo potere risiede nella rottura delle regole della metrica, come dimostra l’esperienza e l’espressione poetica contemporanea. Le parole dei poeti hanno senso per il loro suono, per l’intenso simbolismo, per il valore profetico delle metafore create dalla mente sotto la spinta di un’abbagliante emozione.
La poesia è libertà comunicativa assoluta, è volo, respiro del sentimento, magica passione per la vita; vive nella memoria intimamente, si trasfonde nell’immaginazione che la sostiene e le fornisce le ali per il gran volo nella bellezza; abita nell’armonia nuda, spogliata dalla ridondanza, dalla falsità e dall’inutilità.
La poesia non può essere una costruzione dettata da logiche linguistiche per rispondere alle esigenze del verso, della rima o del tentativo di stupire ad ogni costo; ma soprattutto si sforza di evidenziare la sua essenza libera e densa di significato.
La poesia vive ancora nel cuore geloso dei poeti, nell’animo visionario di chi osserva il mondo con assorto distacco: il “miele” dell’armonia estetica viene alle sue labbra dalle mani della divina poiesis; la creazione è una riflessione pacata, dolente, irata, confusa a volte, ma pur sempre visione dell’uomo radicato nel mistero universale.
La poesia beve alle fresche acque del fluire di una storia sempre nuova le cui pagine contengono le tradizioni, l’immaginario collettivo delle società umane, l’evoluzione del linguaggio e incessantemente rinnova il suo canto di ardente nostalgia per ciò che scorre via e si perde per sempre. La poesia vive di luce azzurra, di tenebre di amore e morte; ma sempre vive e vivrà se ci sarà un poeta capace di darle voce.
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