Ti chiamo dalla mia scrivania,
dai fiori appassiti da tante stagioni
dal libro dei ricordi, dalla mia solitudine;
ti cerco, nella nostalgia del futuro,
nel foglio bianco
su cui incido il tuo nome,
nell’ idea viva dei desideri,
nella bruciante fiamma
d’ amore ed odio,
nell’ estraneità del mio essere
pensante e vago
amante dei colori, della musica,
del silente suono della tua armonia.
Ancora ti invoco
nell’ incantesimo delle creature
che appaiono e scompaiono
tra le quinte del tempo
nel ritmico scandire delle ore.
E in te risiedo, culla del mio sentire,
sospesa nell’ incerto mistero della vita,
perché tocchi con dolce nostalgia
il dolore che opprime l’ universo.
Mostrami la tua isola
perduta un tempo
tra caduchi sogni,
trattienimi nel luogo più segreto
dove i poeti attendono il tuo volto.
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