( Frida Kahlo, L’ abbraccio amorevole dell’ universo 1949)
Già la notte discende
tra le violacee sete del tramonto;
ora il giorno è più breve
svanisce nella sera
e già si annuncia vivida la luna.
Più veloce trascolorando il tempo
tinge di luce dolcemente spenta
mentre il sole oramai ripiega i raggi
sulle terrazze bianche,
poi si perde lontano
dove il blu separa netto
la linea curva tra la terra e il cielo.
Già Settembre ha versato,
con la precoce oscurità del giorno.
ombre della malinconia;
è bastato il presagio
a ridestare intatta la memoria;
viene presto la notte
con la magia del sonno e del silenzio
a chiudere il rumore,
e bussa alla chiusa porta dei poeti,
per mitigare l’ ansia degli affanni
della vita nell’ oblio.
Ad occhi chiusi, dischiudo la mia porta
e cerco la mia sera
per raccogliere i sogni già fuggiti
in sentieri di sale;
bruciati, li conduco dentro il cuore,
nel profondo di un pozzo inesplorato
dove la luna è specchio del mio viso.
Abito questa notte settembrina
come parte del tutto che mi chiama
con la voce del fiume e della terra
lasciati nel distacco.
Con te, Settembre,
metafora del tempo che ricorre,
voglio restare muta,
nell’ acqua di quel fiume che mi prende
e cambia lo scenario della vita.
Regalami una sera, come allora,
con l’ uva della pergola ricolma
e la luna…la luna,
il suo volto adombrato,
grande, rotondo e chiaro
…la luna sul mio corpo,
l’ odore della terra umida e molle.
Ridammi ciò che persi
della mia giovinezza
per gli aridi sentieri già trascorsi.
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