( Arturo Nathan, L’esiliato 1928 )
Quando vorrai, Chronos,
rimettimi al mio posto
tra le cose che ordini
implacabile e lasciami
dove conviene in solitudine,
in orbite celesti o sulla terra
tra pianeti di zolle e giallo grano,
nei fiumi, tra i sassi levigati;
o lanciami come stella cadente,
polvere magica sulle strade dell’ aria.
Sazio dell’ innocenza,
fermati solo un giorno
nella vita che guidi senza posa,
concedile una parte di potere
e rallenta il furore della corsa .
Ogni giorno per me tessi la tela
delle mie ore e generi il mio baratro,
mentre osservi con occhi d’ ombra e luce
la relatività nell’ assoluto.
Riuniscimi alla storia,
alle vite ora pacificate,
all’ eterna sapienza della musica
al sentire profetico del mondo.
Componi il mio destino
nella coscienza del tempo che trascorre
nel fondo di un abisso inconoscibile.
Resa immortale infine nel tuo nome,
lavami con la pietà della memoria,
con l’ acqua della vita rinnovata
fatale nel suo epilogo segnato.
Ricongiungi il mio corpo all’ universo
all’ infinita essenza e alla bellezza.
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