(Breve favola vera che spiega perché due delle quattro sorelle Cossu non avevano e non hanno i buchi alle orecchie)
C’era una volta una famiglia felice …
Questa però non è la classica storia che si racconta ai bimbi per convincerli a dormire; non ci sono fate, folletti, mostri terrificanti e streghe cattive.
E’ l’epoca della narrazione che, pur essendo vicina o quasi, sembra venire da un mondo lontano, fantastico e forse dimenticato.
Torniamo alla famiglia felice: Norma e Domizio si erano conosciuti a Monterotondo, lui bello come il sole, marinaio della Regia Marina veniva da un paesino della profonda Sardegna, Pabillonis ; aveva smesso di studiare alla vigilia del diploma perechè, dopo la morte di sua madre e per altre vicende, la sua famiglia non poteva più sostenerlo in collegio a Cagliari, ed era partito.
Il Continente lo aspettava pieno di promesse e di presagi; lo aspettava anche Norma fiera, indomita, consapevole.
Aveva quattordici anni quando conobbe Domizio e da quel momento le loro vite si fusero.
Lui la amò sempre teneramente e lei si lasciò amare; lui cercò sempre di soddisfare i capricci di lei che accettò la devozione del marito come una cosa tanto naturale da non meritare troppa considerazione. Insieme, uniti,attraversarono gli orrori della guerrra e misero al mondo quattro figlie bellissime come i genitori.
Questa premessa introduce uno dei tanti momenti della famiglia felice nell’arco di oltre settanta anni di grandi gioie e di profondi dolori: la nascita delle quattro figlie (tutte femmine, povero papà), i matrimoni, le nuove nascite, qualche abbandono e anche l’intollerabile morte.
Per i curiosi che non conoscono i fatti voglio raccontare a Barbara, ma non solo a lei, perché Dora e Francesca, detta Franca, nell’ordine la seconda e la terza figlia, non hanno i buchi alle orecchie, mentre Marisa e Marinella detta Nella, nell’ordine prima e quarta figlia li hanno.
All’epoca dei fatti i figli nascevano a casa e le partorienti, se erano fortunate, potevano contare sull’esperienza di una levatrice che, oltre ad accogliere la nuova vita, aveva il compito, nel caso si fosse trattato di una femmina, di fare i buchi alle orecchie delle ignare bambine. Gli strumenti erano un tappo di sughero, un ago sterilizzato alla fiamma di una candela, alla cui cruna era stato infilato un filo che avrebbe fatto da primo orecchino, da sostituire poi con le monachelle d’oro.
Così era stato per Marisa. Dora e Franca non avevano subito, per ragioni ignote, lo stesso trattamento e quindi non avevano i buchi alle orecchie.
Tutto andò avanti senza problemi fino alla nascita di Marinella. Dora aveva sei anni e Franca solo due.
Dora sentì che le donne presenti al parto stavano programmando l’intervento sulle orecchie di Marinella appena nata. Il piano però includeva anche le orecchie di Dora e di Franca e questo era intollerabile. Così Dora, Franca e Marisa scapparono da casa e si nascosero tra le bianche grotte di calcare dove solitamente e segretamente giocavano circondate da gigli blu, raramente bianchi, da mirto profumato, da cespugli di more selvatiche, guardate dall’alto da piante di capperi dai fiori candidi.
Da quel rifugio del monte di S. Elia, presso Cagliari, le bambine sentivano i richiami e le minacce dei grandi, ma uscirono solo quando la macchina della levatrice fu lontana.
Fu così che le orecchie della seconda e terza sorella non ebbero e non hanno i buchi.
Barbara, la gentile donatrice degli orecchini confezionati dalla sua creatività ora sa perché le zie non potranno sfoggiare quei bellissimi monili.
Marisa Cossu
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