Su barconi di legno,
su gommoni
partono i profughi
stipati nelle stive,
razza umana promiscua
nuovi schiavi
gementi
tra le onde del Mare Nostrum
trasportati al naufragio
alla terra promessa.
Orrore
poi salvezza
prigione.
Ora
aggrappati
come insetti
all’ alta rete invalicabile
ragazzi , uomini,donne
gettano il cuore
oltre il confine
liberi
di fuggire
arrampicati
sui cancelli chiusi,
gridano
ritorno, madre, terra
per cadere
nel baratro del gemente
girone
buio dolore
Andare via lontano,
ma dove
come.
Poesia dolente su un dramma mondiale: quello dei profughi.
L’aspetto drammatico è che più ce ne sono, più diventiamo egoisti e ci chiudiamo nel nostro ghetto.
Un caro saluto.
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I poeti, gli intellettuali, gli artisti, non vivono nella ” torre eburnea” ma sentono sulla pelle il dolore e il grido della violenza e dell’ ingiustizia, perché la loro voce si unisca e stimoli le azioni che altri dovranno intraprendere. Sempre molto calzanti e graditi i tuoi commenti. Grazie e un abbraccio. Marisa
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Un caro saluto. Vorrei stimolare anche attraverso il nostro mondo poetico, una reazione a ciò che accade intorno a noi e che spesso fingiamo di non vedere. Marisa
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Di tocco in tocco. Mano dopo mano….
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Un saluto! Marisa
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