Taranto, Isola e ponte girevole.
Mite sera d’ ottobre,in te discendo
con l’ ultimo bagliore di sole
nel violaceo orizzonte
e ammiro la nascente luna e la sua stella
affacciate sulle bianche terrazze
della città marina.
Qualcuno è entrato prima di te
negli antichi palazzi di carpora e tufo
a spogliare la vita
nelle viuzze dell’ Isola,
nelle case dagli occhi spalancati,
nei portoni dimenticati
abbandonati al tempo,
che tu ricopri con amorosa cura
col perlaceo mantello.
In te mi perdo e seguo il segno
di un vicolo di antica pietra
dove un lampione
se ne sta in disparte nell’ odore del mare
e mi accompagna nella notte
annunciata dall’ umido scirocco
che sa di sale e di uccelli marini.
Forse è il presagio di un inverno
privo d’ alberi e foglie, senza rifugio
per incontrare in sogno un’ emozione
di smaglianti colori.
Sono lontani gli alberi che costeggiando il mare
s’ infittiscono in pinete piene di suoni
dove le canne ondeggiano al soffio della brezza.
Ora mi parli dell’ inverno e mi mostri i suoi segni
da te ancora addolciti, e mi trattieni
sull’ umido selciato di un deserto molo
dove anch’ io sia preda dei gabbiani
che sorvolano il porto tra alte grida.
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