Inizio dell’anno scolastico in un Istituto Comprensivo, di cui non posso fornire altri particolari, e suono della campanella: chiasso, voci allegre dei ragazzi, saluti, abbracci e …si parte per la nuova avventura! Mi sembra sia trascorso un secolo da quel giorno di settembre in cui conobbi Giuseppe nella piccola e disadorna aula destinata alle mie attività di insegnamento.
Mi guardavo intorno con un certo sconforto : ad una parete bianca erano appesi il crocifisso e una carta geografica; c’ erano un armadietto di legno chiaro senza serratura con i segni dei precedenti lucchetti, una lavagna nera, qualche banco verde con sedioline dello stesso tipo, una cattedra vecchio stile con sedia in legno, una finestra da cui potevo osservare il verde spontaneo di un giardinetto con quattro alberi di magnolia; sulla porta era stato applicato pomposamente un cartellino con la scritta EQUIPE.
Pensavo alle cose da fare quando sulla soglia dell’ aula irruppe un’ intera famigliola composta da genitori e figlio e, prima che potessi proferire parola, la donna si catapultò verso di me, molto agitata e con voce lamentosa quasi piangente disse:- GUSEPPE NON SA LEGGERE !- In quel grido mise fuori di sé tutta l’ ansia, la preoccupazione e le disfatte accumulate nei lunghi anni in cui Giuseppe non aveva appreso a leggere come tutti gli altri bambini, tanto più che i suoi fratelli maggiori erano già al liceo e sapevano leggere benissimo. Il padre se ne stava in disparte con uno zainetto stracolmo poggiato sulle scarpe in un atteggiamento di silente subordinazione all’ attivismo della moglie e di consolidata rassegnazione; del resto per lavorare al banco di fiori del mercato in cui esercitava un discreto commercio, non era necessario essere dei letterati ! Fu allora che rivolsi il mio sguardo su Giuseppe, acme di tutta la storia, e mormorai sottovoce , parlando a me stessa:-…non sa leggere!- Il ragazzino dimostrava circa undici anni e mi guardava tra il seccato e il faceto, un grosso sorriso stampato sulla faccia con rassegnata sopportazione, quasi a dire: -” ora basta, sono stufo, io sono così e così resto” –
L’ impatto con la realtà di Giuseppe e la presa in carico di tutta la la famigliola avvenne in quello stesso istante nella totale oscurità del mio e del loro destino: in quel “non sa leggere” c’ era la vita e la storia di un bambino, all’apparenza normalmente dotato, segnato da profonde frustrazioni, da interventi familiari e scolastici inadeguati, finito nella sua ed altrui indifferente inazione, pigro, indolente, scarsamente socializzato, a volte assente e distratto e incapace di concentrarsi nel compito, altre ribelle e intollerante e con insufficienti livelli di apprendimento non solo nella lingua italiana scritta e orale, ma anche nel calcolo, nella risoluzione di problemi e nelle altre discipline.
Due ripetenze in seconda e in quarta elementare lo avevano convinto della sua ineluttabile diversità e avevano impresso su di lui il marchio della disistimia e dell’ esclusione; perciò i genitori, disperati e impotenti, lo avevano sottratto alle presunte incomprensioni e ingiustizie della scuola già frequentata per iscriverlo in un’ altra, la mia per l’ appunto.
Bisogna spiegare che all’ epoca dei fatti non esistevano studi ed esiti di ricerche alla portata degli insegnanti sui problemi di apprendimento della letto-scrittura, né una legislazione che consentisse la considerazione di tale disabilità, la DISLESSIA ,tra quelle certificate dalla ASL; i primi interventi normativi risalgono ad una C M del 5 ottobre2004 e alla legge 8 ottobre 2010; prima di allora la dislessia era considerata sintomo di ritardo nelle abilità cognitive, di mancanza di interesse per lo studio e di limitate risorse intellettuali.
Mi resi subito conto del fatto che Giuseppe non fosse una tabula rasa, infatti conosceva molte cose e con sforzo aveva comunque conseguito parte delle competenze basilari in tutte le discipline; piuttosto aveva inciso il suo animo la consapevolezza dell’ incapacità ad essere come gli altri. Con i compagni, alle assenze improvvise seguivano normali relazioni ed era diventato molto simpatico per il suo atteggiamento di indifferenza e critica verso gli insegnanti del modulo di classe quarta in cui era stato inserito ad undici anni.
Iniziò così un lungo percorso di attività psicopodagogiche , individuali o di gruppo, che dalle frammentarie conoscenze in mio possesso mi portò ad iscrivermi all’ “Associazione genitori bambini dislessici” e alla frequenza di vari corsi di specializzazione. Acquistai libri e materiali didattici che, in assenza di una legislazione ad hoc per l’innominata DISLESSIA, fu tutta a mio carico (- ma cosa c’ è di nuovo sotto il sole ?- diranno i miei colleghi ancora in attività !).
Per fortuna per la prima volta potevo utilizzare il computer installato recentemente dopo un corso obbligatorio di 50 ore presso un Istituto Tecnico: acquistai subito i programmi di letto-scrittura e portai Giuseppe in un mondo sconosciuto dove agiva meglio di tanti suoi compagni. Direi che imparammo insieme a scrivere sulla tastiera ! Per due anni proseguirono gli incontri con i genitori con gli insegnanti, con il personale della ASL che operava con me sui casi certificati, ma non su Giuseppe, agendo sia sul fronte psicologico e relazionale, sia su quello prettamente didattico con metodi e mezzi talvolta arbitrari e sperimentali. Seguivo i bisogni di Giuseppe, mi fermavo quando lui si fermava, lo stimolavo e valorizzavo ad ogni piccolo passo e lui seguiva me perché avevo imparato a non spazientirmi per la sua lentezza e per il limitato tempo di attenzione. Scoprii anche il bel canto di Giuseppe ed i suoi coloratissimi disegni cose che mi permisero un approccio più intimo, equilibrato e gioioso, mentre l’ uso della calcolatrice lo aiutò a superare le incertezze nei problemi del calcolo.
Non furono tutte rose e fiori , ci furono momenti di grande sconforto e non sto qui a raccontare tutte le ore vissute con Giuseppe, i miei e i suoi sogni, le mie e le sue ansie, le scarse certezze, le mie e le sue piccole vittorie. Ho continuato a seguire Giuseppe per altri tre anni contenta per i risultati raggiunti. Poi la mia vita ha ripreso il suo corso in altre avventure e in altri contesti.
Qualche mese orsono mi sono recata al mercato dei fiori per acquistare una pianta e ho incontrato il nonno e la nonna di Giuseppe ai quali mi ero tanto affezionata :- E Giuseppe, dov’è, che cosa fa?- ho chiesto salutandoli affettuosamente e loro mi hanno raccontato che dopo aver conseguito il diploma di geometra si era arruolato in Marina, sapeva leggere benissimo ed era molto felice.
LA DISLESSIA ( D S A) è un disturbo specifico di apprendimento che consiste nella difficoltà dei soggetti colpiti a leggere velocemente e correttamente ad alta voce in assenza di insufficienti capacità intellettive, a scarsa istruzione, a deficit personali.
“Secondo L ‘International Dyslexia Association (I D A), la dislessia è una disabilità dell’ apprendimento di origine neurobiologica”
Oggi i dislessici hanno diritto ad una certificazione precoce e ad interventi personalizzati di vario tipo in carico alla scuola con insegnanti di sostegno e alle strutture sanitarie territoriali.
Marisa Cossu
Bella storia Maria, fatta di un passato vergognoso e di persone come te che hanno rivoluzionato la scuola italiana. Non tutto funziona come dovrebbe, mancano i fondi, le maestre di sostegno e in molti casi la voglia dei docenti di saperne di più ma basta una storia, una sola per avere un po’ di speranza.
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Grazie e un saluto. Mi fa piacere che un ricordo di scuola sia giunto nella sua verità fino a te. Marisa
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Devo confidarti cara Marisa, che questa storia mi ha commosso per la situazione del ragazzo e per il bellissimo epilogo….ma ancor più per l’estrema tua sensibilità alle difficoltà umane che traspare da ogni riga, dalla punteggiatura, dal discorrere cadenzato , a volte preoccupato ma pur sempre intriso di passione per la tua difficile quanto importante professione. Grazie di questa meravigliosa lettura e soprattutto grazie per quell’ intenso profumo di umanità’ che ho respirato a fondo. Un sorriso 🙂
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Ti ringrazio per il bel commento e ti abbraccio. Marisa
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Racconto bello e utile. Tutti abbiamo un ruolo in questo mondo. Ma chi si occupa di educazione e salute merita un grazie particolare.
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Grazie e un caro saluto. Marisa
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Mi hai emozionata tantissimo con la storia di Giuseppe e mi sono ricordata di quando alle scuole elementari, il mio maestro mi dava il permesso di passare alcune ore alla settimana nella classe dei bambini down, che allora non venivano inseriti insieme agli altri bambini. Ho notato quanta pazienza avevano le maestre e anche quanto erano contenti di vedere me e un’altra bambina che seguivamo la lezione insieme a loro. Oddio, con questo non voglio fare un paragone con quanto hai vissuto tu personalmente, con le difficoltà di Giuseppe e con i risultati ottenuti. Sei stata veramente in gamba, ce ne fossero di insegnanti come te, ma veramente tanti ne servirebbero e invece gli insegnanti di sostegno non ci sono, vuoi perché mancano i fondi, vuoi per altri motivi.
Grazie per aver condiviso questa tua esperienza.
Un salutone e l’augurio di un buon fine settimana.
Patrizia
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Cara Patrizia, grazie per il bel commento e un caro saluto. Marisa
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Fossero tutte così le maestre o gli insegnanti.
Io sono mancina, ai tempi delle elementari sono stata corretta,
non era facile far capire che quel modo forzoso di farmi scrivere con una mano a me ” estranea” era una forma di violenza, per un senso di inadeguatezza e per l stress dovetti cambiare maestra e ebbi la fortuna di trovare una maestra molto paziente, ero in terza elementare ma recuperai perfettamente.
Per la maestra che vide in me ” un difetto nelle mani” avrei dovuto andare in una scuola ” differenziale” perchè all’epoca non si potevano integrare nella scuola i bambini che avessero incontrato difficoltà a causa di problemi cognitivi.
Non tutti gli insegnanti mostrano passione e sacrificio per il bene dei bambini.
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Cara amica, ho letto con picare il tuo bel commento e sono d’accordo con te. Npn sempre la formazioni dei docenti e le leggi a loro disposizione consentono quei precoci interventi per salvare i bambini dal rifiuto e della disistima. Grazie e un caro saluto. Marisa
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Grazie a te per il tuo lavoro di informazione e per quanto hai fatto per tanti bambini.
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Bellissima storia, molto toccante e simbolo di tutti quegli italiani che si impegnano e lottano, non solo contro le difficoltà dei tanti “Giuseppe”, ma spesso anche contro l’indifferenza e l’arroganza di quelle istituzioni che dovrebbero aiutarli e invece li abbandonano…
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Grazie per il commento e per la tua sensibilità. Un saluto. Marisa
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