Vedi quel flauto, ora inutile e muto,
gettato via tra rovi e pietre oscure,
disprezzato segno di una piega del tempo,
giace sconfitto presso un greto secco
e intorno sfilano in lente processioni
ombre danzanti con flauti di teneri legni;
ora volge il rauco unico fiato alla lontana selva,
ai boschivi abitanti nascosti in ombrosi recessi
accanto al fuoco, immersi in riti dimenticati
nelle secolari radure del tempo superato.
Accade : l’ uomo lascia una parte di sé
negli universi assegnati dal sovrano tempo.
Porta con sé l’ idea della bellezza,
la ricerca in un dio che con la cetra
muova gli alberi e i massi e li riunisca
in un mito di immortale senso.
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