E’ rimasto il sibilo del vento
tra le finestre aperte
della casa sul porto;
la mareggiata frange la battigia
su cui l’ altra me stessa
ha disteso una rete di pensieri
per catturare l’ ultima illusione.
Ho lasciato che entrasse
nel muro dell’ inconscio
nella profonda estraneità dell’ essere,
in un vuoto di attesa e di memoria
come in un’ altra vita.
Non voglio più
inseguire luminosi miraggi;
non mi appartiene colei che cerca il vento
e lo trattiene nell’ otre del rimpianto
per liberarlo in scoppi di tempesta.
Altrove riparo ciò che resta di me
dalla bufera, dopo questo distacco:
chiudo tra le pareti del silenzio
la perdita di me, di quella donna
che rubava i sogni,
che non ritorna nel rifugio scelto,
che non chiede di posare la pena
nel sicuro luogo scavato nelle viscere
di una pacificata solitudine.
Alla finestra ora vedo l’ altra
sparire lentamente , bianca schiuma,
alla fine del molo tra le onde.
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