Il fatidico giorno è arrivato. Stanchi, stressati ed entusiasti, alunni ed insegnanti si dedicano con frenesia agli ultimi preparativi della recita nella grande aula destinata a teatro dell’ esibizione. Gli alunni trasportano con gran rumore le sedie da diverse aule, aiutati da bidelli scontenti e brontoloni; i più vivaci approfittano della situazione per dar sfogo alla contenuta iperattività di quelle ore cruciali, altri esplorano la scena o si nascondono dietro il grande tendone azzurro trapunto di stelle dorate. Luigi non si muove: sempre accanto a me, stringe tra le mani un lembo di tenda azzurra a coprire la metà del viso; se mi allontano, mi trattiene per la giacca. Luigi è il bambino “che non sa leggere, che non comunica come gli altri”. Schivo e taciturno, tuttavia non rifiuta di stare con me in questa emozionante avventura.
Disposte le sedie in file ordinate, ora iniziano ad arrivare i genitori e i nonni mentre i bambini si affrettano ad indossare i costumi di scena guidati da due insegnanti ormai esausti e del tutto privi di voce. I genitori di Luigi sembrano contenti, ma i loro sguardi appuntati sul figlio spesso tradiscono frustrazione e rassegnazione allo stesso tempo.
Il mio compito, ormai esaurita la fase della preparazione degli alunni, consiste nel tenere a bada tre o quattro angioletti, per niente degni di questo nome, che si contendono un paio d’ali e alcune coroncine ottenute da un filo dell’albero di Natale. Devo anche fungere da suggeritrice agli attori più distratti o smemorati e, dulcis in fundo, manovrare a tempo la colonna sonora della recita che a tratti si trasforma in un musical pieno di danze e movimenti imprevedibili. So per certo che qualche attacco non sarà ineccepibile, che qualche bambino creerà qualche contrattempo, che le cantanti e i pastori stoneranno. Qualcuno confonderà il proprio posto, ma sono convinta che ci sia bisogno di questi momenti di aggregazione vissuti tra novembre e dicembre. Una gran fatica che ha visto molto disordine, tanta allegria ed altret- tanta voglia di esprimersi. Luigi durante la preparazione della recita e in tutte le attività pratiche e artistiche connesse, aveva osservato tutto con aria distaccata, aveva opposto un comportamento solitario e di rifiuto anche nelle situazioni più esilaranti. Ora guarda ciò che accade, ma io sono sicura che conosca tutte le canzoni imparate in classe.
Sul palcoscenico, davanti al cielo stellato della tenda blu, è stata costruita una capanna in polistirolo, adeguatamente dipinto dai ragazzi, sormontata da un tetto di paglia mista a strine di carta luccicante: all’interno le sagome in cartone di un bue e un asinello, immancabili in una qualsiasi rappresentazione natalizia.
Marika, in un lungo abito di raso celeste ed un velo bianco appuntato da una coroncina sui lunghi e riccioluti capelli neri, sgrana gli occhioni tutta compresa nel suo ruolo di Madonna mentre contende Cicciobello ad una bimba vestita da Stella Cometa che vuole tenerlo un po’ tra le braccia.
Un gruppo di angeli sta provando “Tu scendi dalle stelle” con la diamonica e il coro, elettrizzando gli animi in attesa dell’inizio imminente, mentre i pastori sono ormai disposti presso la capanna. San Giuseppe invita Marika a prendere posto disponendosi al lato della mangiatoia ricolma della stessa paglia del tetto della capanna.
Tutti gli angioletti che prima si rincorrevano nel corridoio strappandosi pezzi di ali e tirandosi le tuniche giallo-oro, come per incanto si fermano e prendono il proprio posto. Dimenticavo di parlare della Stella Cometa buona e d quella più birichina che non credeva del tutto agli accadimenti straordinari di quella magica notte: le due si sarebbero confrontate in modo canoro accompagnato da una mimica e da una gestualità davvero divertenti, all’inizio della recita … Stella Cometa che brilli lassù …
Ecco, ci siamo: le luci si spengono e la capanna si accende, le stelle iniziano la loro colorata intermittenza, la musica si leva in quell’attimo di sospesa emozione, i cori cantano a tempo, tutto sembra muoversi verso una luce soprattutto interiore. Una voce narrante,è Giuliano vestito da Re con una folta barba bianca, recita le parti salienti della rappresentazione e, al momento giusto, compaiono i personaggi in quel presepe vivo e in movimento illuminato da lanterne e lampade nascoste.
Io non sento nient’altro che la musica, le voci dei bambini, i cori degli angeli. Anche il pubblico è silenzioso ed attento: sembra svanita in un respiro liberatorio tutta l’ansia dell’ attesa, sembra annullata la fatica ; la tensione si scioglie.
Ma l’emozione più profonda accade quando Luigi inizia ad applaudire e corre verso la capanna tra gli altri ragazzi, esce dall’amara prigionia per un attimo di comunicazione.
Sono senza fiato e provo l’istinto di correre anch’io dietro Luigi, quasi per proteggerlo da quel mondo che non può capirlo. Mi fermo in tempo, mentre i compagni e tutte le stelle lo abbracciano. Giulia, Emma e Carla, mie colleghe e compagne di avventura, mi guardano finalmente con un sorriso affettuoso ed io mi sento protagonista di un evento speciale, indimenticabile, che mi ha segnato con la potenza della sua semplicità e del suo significato.
Ma non finisce qui, perché nel sentire gli applausi e nel vedere la commozione delle famiglie, l’orgoglio per il lavoro dei figli e la sincera partecipazione, anche a me spuntano due lacrimucce d’amore per questo meraviglioso mondo. Ogni giorno della mia vita con vera passione, dono me stessa e ricevo in cambio esperienze che resteranno in me per sempre.
©Marisa Cossu
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.