Finiscono le parole.
Le consuma la notte
nell’ aranceto dalle piante
incoronate di oscurità,
la notte di polvere nera
posata sui fossi della terra,
la notte del silenzio,
delle parole deposte nude
in un cesto di vimini
in un angolo dimenticato,
quando più nulla origina
dall’ interna passione,
non sale il canto essenziale
dalle zagare profumate.
Finiscono le parole
come spente fiammelle,
non significano nulla,
non pesano, non parlano,
vuote attendono che fiorisca
il giardino dello spirito,
che s’ illumini dei gialli
miracoli invocati.
Ora una dolce tristezza
affonda radici nel ventre
oscuro e molle della terra;
sopra di me piante distorte
ed incompiuti tronchi
hanno voce di tempo
troppo antico per la memoria.
Anch’ io ho i miei frutti,
ma stanno per essere raccolti
da qualcuno che non conosco,
entrano in un’ altra storia,
mentre la mia anima fluttua,
si dissolve nella nera notte.
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