
F. Renè Rodin, Il Pensatore, scultura bronzea, 1904
Ho pensato di farmi dimenticare,
di fuggire da questa città
dove l’ odio si esprime in riti violenti
e la notte getta un velo d’ agonia
su un inferno di ciminiere e vicoli.
Ho provato ad essere felice
in questa città di pietra
in ricordi di giovinezza;
ma quelli che ho amato
erano fuggiti prima di me,
altri nascondevano l’indifferenza
dietro un’ apparente simpatia.
Ora cerco di essere me stessa,
chiudo parole e libri in un cassetto
e mi rifugio in un luogo sicuro
dove nessuno possa traghettarmi
su barche di ingenue illusioni.
Qui nascono accessibili segni di verità
nell’ originaria parola delle cose lasciate:
l’ odore della pioggia, il passo degli uccelli,
il senso e la memoria della vita,
la passione del vivere ascoltando.
Ed ancora distinguo dal tempo i tempi,
dal segmento la linea che infinita corre,
il cosmo e il microcosmo,
il tutto che accoglie l’ esistente
tra le braccia amorose di una madre.
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