Il giardino che vidi nei tuoi occhi
era di luce verde:
vi brillavano fiori argentei
lievemente posati
sull’ umido liquore
da cui guardavi il tempo
degli acerbi germogli,
degli stormi passanti
in nastri di ritorno.
Non potevi raggiungermi
per l’ alto muro d’ erba
cresciuto all’ improvviso tra di noi
e mi guardavi, per affidarmi
il mondo con la tua nostalgia.
Avrei preso il giardino di smeraldi
per divenire come tu volevi,
io memoria vivente dell’ attesa,
lascito del tuo inizio, nuovo ciclo.
E fui erba e acqua e cielo e terra
per sentirmi una parte del tuo esistere.
Madre, ti avrei trovata
alla fine dell’ infinito segno
che circoscrive il flusso delle cose?
Fu per te che volai tra i neri uccelli
di un cielo senza luce,
abbagliata dai raggi del tuo volto.