Come relitto posato da tempeste
nei concavi abbracci marini,
da un un letto di morbida sabbia
guardo il cielo nella continuità
riflessa dalle onde stellate;
resto in un liquido sonno,
abbandonata in una bolla d’oblio
dove il mare ricopre triremi, navi e città,
nelle valli subacquee più remote,
negli immersi sottosuoli
di strade divorate dal sale;
ma dell’uomo
con essi per sempre sepolto
in dimenticate archeologie,
dell’uomo non v’è traccia.
Ora i legni parlano,
il ferro, gli alberi maestri,
le ancore infisse nella roccia;
ma dell’uomo, dell’immane fatica,
dell’eroica navigazione,
dell’immensa nostalgia del viaggio,
solo le alte onde sono eco.
© Marisa Cossu
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