Archivio mensile:gennaio 2016

Le ceneri dell’io

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Anselm Kiefer, I tuoi capelli di cenere, 1981

Le ceneri dell’io

non riposano in urne preziose,

i frammenti del tempo

non le racchiudono per sempre.

Si disperdono in avamposti marini,

nelle pietraie dei nuraghes,

nei sottosuoli delle città,

sono macerie stratificate

risorte in torri e tralicci;

riposano in profondi ipogei,

guardano da occhi di antiche pareti

da un affresco evanescente

dove un fuoco acceso da fuggitivi

ha lasciato un’impronta di fumo

sbiancato dalla luna nelle acque

di un pozzo senza fondo.

La polvere innalza spessore d’identità

e nuda si confonde alla terra,

da essa emerge materia costruttrice,

sensibile  appoggio al divenire,

un quanto indecifrabile espulso

dalla barbarie di un libro bruciato,

sottratto all’apoteosi e poi dissolto

nell’infinita logica del tempo.

©Marisa Cossu

 

 

STERMINIO

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Per non dimenticare

" Vola alta parola"

Auschwitz-2[1]

Pensieri

aperti

volano

dalle gabbie

recluse,

barriere

filo spinato

urla

gemiti

fame

ovunque morte.

Guardi

violenza

provi

frustate

sul tuo petto

acqua

pane

libertà

lavoro.

Non pensare

vinci

paura

odio

dolore

resisti.

Finisce orrore.

…in quale altro

precipita

l’ uomo

muscolare,

dove

cade.

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Il vento piange

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Johon William Waterhouse, Ofelia, 1889

Il vento piange,

tra le braccia degli alberi

è un verso di legni spezzati,

un singhiozzo di foglie strappate;

il mio amore è un bambino

abbandonato nel bosco;

perché non ti ho trovato,

perché non sono salita sui rami

in un vortice aereo

per carpire il tuo mistero?

Avrei dovuto piangere

con il vento e addormentarmi

per sempre tra le tue braccia.

©Marisa Cossu

 

 

Mi canta in petto

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Gloria-di-Dio1-300x190[1]

Mi canta in petto talvolta

una canzone di meraviglia

per la lucertola addormentata

su un muretto di pietra

dove l’edera verde infittisce

un arabesco di foglie e rami

in un quadro di primo sole;

sopra un sasso glabro una lumaca

ricama un recinto di bava,

si racchiude nel segno lucente,

come pietra infissa nella terra,

si risveglia dal  sonno involontario.

Una scia di formiche nere da ore

percorre la stessa strada, una fila

impegnata nel compito della vita,

e tutto è fermo con il mio respiro.

Un piccolo uccello si alza in volo

ma non so dove vada, dove lo guidi

la ricerca dell’ istintiva felicità.

©Marisa Cossu

Premio Dardos

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premiodardo[1]

Ringrazio Poetyca, del Blog “Tavolozza di vita”

https://poetyca.wordpress.com/

e Giuliana del Blog

http://giulianacampisi.wordpress.com

per avermi assegnato questo riconoscimento e per la loro presenza come lettrici delle mie pagine.

Il Premio Dardos venne assegnato per la prima volta nel 2008 dallo scrittore spagnolo Alberto Zambade a 15 blog da lui selezionati. da allora questo premio si sta diffondendo in tutto il mondo e rappresenta un riconoscimento ad ogni blogger per il proprio impegno a trasmettere valori culturali, etici, letterari e personali.

Regole:

-mostrare l’immagine del premio

-ringraziare chi ti ha nominato

-nominare 15 bloggers

-avvisarli tramite messaggio

Per la prima volta nel 2016 e con grande piacere, nomino:

bukurie

https://violetadiyliopinionistapercaso.wordpress.com

Poesie Stralciate

https://poesiestralciate.wordpress.com

Izabella Teresa Kostka

https://izabellateresakostka.wordpress.co

lilasmile

https://lilasmile.wordpress.com

paologiardina

https://paologiardina.wordpress.com

follementeblogger

https://follementeblogger.wordpress.com

Luana Maria

https://amoreoabisso.wordpress.com

POETI AMERICANI

https://internopoesia.wordpress.com

Laura

https://laurarosa3892.wordpress.com

Giorgina Busca Gernetti

https://giorginabusca.wordpress.com

Antonio Tomarchio

https://antoniotomarchio.wordpress.com

Salvatore Leone

https://ssalvatoreleone.wordpress.com

avvocatolo

https://avvocatolo.wordpress.com

newwhitebear

https://newwhitebear.wordpress.com

clapossiamofare

https://celapossiamofareblog.wordpress.com

 

 

 

 

 

 

STUPORE

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Jacob Collins, Tracce sulla neve, 2011

È un quadro la notte:

si gonfia di neve la finestra,

irrompe in silenzio

tra le ceneri dell’io

dimentico della vita,

dei giorni di meraviglia;

e la meraviglia

è nelle cento stanze

edificate dal tempo sullo stupore

del possibile divenire

di un nucleo di pura magia,

dove le parole sono numeri

e i numeri sassi già contati,

ammucchiati nell’accaduto;

ma lo stupore resta nella memoria

di un’altra notte candida

in un lontano paese di mare

dove la neve non esiste

ed appare ad un tratto

nell’incantesimo di un vecchio ulivo

spaccato, imbiancato dalla luna.

©Marisa Cossu

 

 

 

Un inverno così

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Piet Mondrian, L’albero rosso, 1909

Mai un inverno così caldo,

una primavera nell’autunno

inoltrato, mai un cielo assolato

come in questo Gennaio.

 

Una stagione per noi, mio caro,

che trattenga il freddo sulla montagna

e la neve non cada sulle nostre mani

calde per l’unica fiamma di sole

 

venuta a risvegliare l’amore

quando si spengono le emozioni

e più aspro è il nostro confronto

tra la verità e la voce del tempo.

©Marisa Cossu

 

 

 

Il “bambino”, questo sconosciuto

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Ai tanti bambini , miei maestri”

 L’idea di “bambino”, inflazionata e abusata, consumata e banalizzata, specialmente in alcuni periodi dell’anno, merita una riflessione non soltanto di tipo sociologico e psicologico ma soprattutto  di tipo pedagogico/filosofico. Il bambino oggetto delle strumentalizzazioni dei social, dei media e della società adulta in genere, a scopi politici ed economici, è sostanzialmente “persona”, un valore sussistente, la possibilità del divenire. Siamo  di fronte al bambino della conoscenza, dell’immaginazione, dell’intuizione e della creatività, immerso in una società fortemente erotizzata, permissiva, indifferente e consumistica in cui spesso è solo , incompreso, non ascoltato. È il bambino tecnologico della comunicazione digitale: dalla famigerata T V, balia elettronica per eccellenza, è passato a forme di cura più sofisticate che, se non accompagnate da adulti,( genitori , insegnanti), lo introducono ad una molteplicità di informazioni e a precoci emozioni che appannano la curiosità e il piacere della scoperta. Il bambino rappresenta la metafora dell’uomo, il principio del presente, il nucleo dell’infinito; è la forza del possibile che si manifesta come azione finalizzata alla costruzione della persona; il bambino è quindi significato da ascoltare, di cui tener conto quando si insegna, si risponde; lo si deve ascoltare per promuovere lo sviluppo delle sue facoltà umane e, allo stesso tempo, imparare a riscoprire il possibile che è in noi. Essere in ascolto del bambino è la risorsa per rompere con la consuetudine cementificata del nostro agire tra gli altri, con un modo di pensare conformista costruito sulle ceneri del bambino che siamo stati; significa potersi ancora chiedere il perché della vita e delle cose, far irrompere emozioni che pensavamo perdute per sempre per il solo fatto di essere diventati adulti. Il bambino “è un sapiente che non sa di sapere”: pone domande che provengono da una zona profonda e costruttiva del suo nucleo di potenzialità  che lo spingeranno con una forte e inarrestabile energia nel futuro. L’uomo ha bisogno di far riemergere dalle consolidate certezze questo spirito vitale di fantasia e di piacere della scoperta per sentire che la complessità può divenire essenziale semplicità.

©Marisa Cossu