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Stormi migranti ( imm. dal web)
Si può cadere talvolta in un vasto silenzio,
in un cupo incanto di solitudine
dove vivere è finzione e il malessere avvolge i sensi.
Qui i fiumi risalgono impervi declivi,
gli alberi sono liquide ombre sospese,
nulla è come sembra.
La stanchezza del vivere ti prende,
ti assale la vita,
ti ruba pensieri e parole e non sai più chi sei,
se ci sia un luogo della tua anima per riposare
in te stesso, nascondervi fili di poesia.
Io sono un uccello impigliato alla croce di un campanile,
il grido strozzato trascorso nel labirinto dell’essere
di una debole realtà imprigionata;
sono un’ombra di fumo fremente, la forza di un libero volo…
E voi amici, stormi migranti dall’unisono canto,
partite dalle spiagge d’Oriente
e siate qui al tramonto per il compianto
quando un estremo battito d’ala,
dirà che muore uno di voi,
un solitario poeta e, in alcun modo,
sarete capaci di salvarlo.
Marisa Cossu
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