Archivio mensile:dicembre 2016

Inganno

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Picasso, Guernica

 

INGANNO

 

Mi chiedo a volte quale sia l’inganno

per cui si muova a guerra una bandiera,

quale crudele dio, quei che non sanno,

conduca alla rovina e una barriera

 

innalzi tra le genti, che l’uomo pieghi

all’odio del diverso e poi belva lo renda,

“uomo agli uomini lupo”, che dinieghi

la comune natura e non attenda

 

al suo perduto compito fraterno,

ma alla violenza nata da un pretesto

pieno di voglia di  potere eterno,

che si annuncia diabolico e funesto.

 

L’inferno prende l’animo e lo svuota,

zittisce il bene e l’umano sentire;

 genera cupi mostri:  sempre immota

è la mente che ormai  non può capire.

Marisa Cossu

 

Il mio presepe

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Il mio presepe

 

Il mio presepe dalla culla vuota

tenero e antico mi sommuove il cuore

quando discioglie i veli del passato,

che passato non è col suo dolore.

E ancora inchioda al tempo

il mio tormento per il bambino

che più amavamo in terra

come splendente dono del Signore

e fu lucente stella messaggera,

un bel fiore sbocciato in una serra

e poi  lampo svanito

di una cometa alata

ormai discesa con l’argentea coda

tra gli angeli dipinti sullo sfondo

del perenne presepe senza luce,

dipinto in casa come arcaico segno.

 

Marisa Cossu

 

Se mi ami

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Amami questa notte,

amami ora, il tempo di una rosa

dai petali caduti come piume

sui leggeri respiri della notte.

Amami per un attimo

o lasciami per sempre nel mio sogno,

dove questa finzione appare vera

nell’ardita speranza del domani

che già scolora trepida,

nel vano mio destino senza sole,

se tu non m’ami o non sai darmi amore

nemmeno per quel petalo di tempo

che s’adagia sui nostri piedi nudi.

Marisa Cossu

 

Spesso incontrai

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Spesso incontrai il dolore e tristi note

versai nelle parole del mio foglio

che ancora nel profondo mi percuote

pur se non voglio;

 

spesso dimenticai la mia rovina,

i tentativi sono stati tanti,

ma impietosa memoria mi trascina

con i miei canti.

 

E risospinge nello stretto imbuto

ogni mio nuovo ardore, nel rimpianto

del più bel tempo che abbia mai vissuto,

goduto tanto;

 

forse era solo amor di giovinezza,

forse solo di un fiore la caduta,

l’unico bene nato alla bellezza

ormai perduta.

 

Marisa Cossu

(Ode saffica)