Ti vissi, vita, come una condanna,
dai miei dubbi in catene relegata,
senza sapere mai quel che mi affanna
né come il bene mi abbia abbandonata;
e vivo il tempo nella folle corsa
di giorni vuoti a tratti dominati
da brevi lampi e dall’acuta morsa
delle illusioni, di attimi segnati
dalla pena del vivere morendo,
aliena agli altri e forse anche a me stessa,
pietra di un cielo che non dà ritorno.
E alla volta del sole sto salendo:
solo adesso riappare la promessa
che dall’alto mi mostra il vero intorno.
Marisa Cossu
L’ha ribloggato su l'eta' della innocenza.
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Grazie!
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una malinconia non cupa ma consapevole che tutto fugge, anche la vita.
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Sempre gentile. Ti ringrazio
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