Archivio mensile:febbraio 2017

ACROSTICO

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de La Tour, La Maddalena penitente

Acrostico

MARISA COSSU

M a dovrò spegnermi anche questa sera

A  d occhi chiusi finger di dormire

R itornare nel libro da finire

I ncominciato come una chimera

 

S ospesa al tempo di una lunga notte

A rida, freddo il cuore di emozioni

C  ome pagina bianca senza suoni;

O ra raccolgo sillabe interrotte

 

S ul foglio cui confido la mia storia,

S enza più forza, senza più domani

U rla la musa che non ha memoria.

Marisa Cossu

 

Perduto amore

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G. de Chirico, Pianto d’ amore

Nuvole vanno dal pensiero al vento

mentre mi stringe al petto il mio patire,

il fuoco che bruciava ora s’è spento

in un gran vuoto che non so capire.

 

Ansia mi prende e un grave peso sento,

intimo male duro da lenire,

quando cancella il vero sentimento

di questo amore che non può finire;

 

racchiudo versi in piccolo sonetto

a ripensare al nulla che mi assilla,

persa mi sento  in questa cupa assenza;

 

quasi vien meno il ben dell’intelletto

né trovo un fine per la mia presenza

ora che spenta è l’ultima scintilla.

Marisa Cossu

Isole

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Aligi Sassu, Cavalli

Isole

 

Isole noi eravamo,

per caso emerse

a riveder le stelle

e ci ricongiungeva la risacca

come l’alta marea

che ci stringeva lieve.

Eravamo due fiamme

in un duplice amore,

complicato e potente,

nato da una scintilla

che incendiò tutto il cielo;

il vento ci spegneva

e la pioggia lavava

quel che d’amor restava;

ma più profondo il mare

segnava la distanza

e giocava col cuore.

Senza posa la lotta

per amarci ogni giorno,

senza posa il bisogno

di cercarci per sempre;

forse così è l’amore

che ci scalda.

Marisa Cossu

IL RITORNO A CASA

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Immagine del Galeso, Taranto

Il ritorno a casa

 

Per questa strada priva di giardino

 è passato il mio cuore nel ritorno

dal viaggio della vita, un solo giorno

per rammentare d’essere bambino.

 

La fiamma d’oro mossa tra i capelli

 era vela del vento di maestrale

che negli occhi bruciava come sale

quando sferzava il viso ed i ribelli

 

riccioli, stretti in una treccia nera,

dalla tua mano, madre . Poi solevi

rimboccarmi la sciarpa e mi dicevi

di fare presto e non tardare a sera.

 

Sempre ritorno a casa, a quel momento,

che nel tempo vissuto ho superato.

In cerca di giardini ero volato,

lontano dalle strade di cemento.

 

Quante spine ho raccolto insieme ai fiori,

quanta vita ho perduto nel cercare

e come è faticoso ritornare

ora che tu mi chiami mentre muori.

Marisa Cossu

ALIBI, la poesia dimenticata

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Un saggio su Elsa Morante ( EUTERPE, rivista letteraria)  a cura di Marisa Cossu

ALIBI, la poesia dimenticata

 “Se, dunque, si è indotta a pubblicare questi versi [ …] l’Autrice lo ha fatto soltanto nella speranza di rendere a chi legge, un poco di riposo, e di divertimento, che lei stessa ne ha tratto …”

(Elsa Morante, Alibi)

 

Alibi è allora “… un divertimento al quale essa ama talvolta abbandonarsi senza troppo impegno, per piacere della musica” (Elsa Morante, Alibi).

Per troppo tempo la poesia di Elsa Morante è stata considerata come qualcosa di estraneo all’appartenenza dell’autrice alla casta degli scrittori professionisti, mentre i “veri poeti”, quelli laureati da una vasta e corposa produzione, non si occuparono più di tanto di Alibi e Narciso, un breve fascicolo nato subito dopo il primo.

Alibi fu pubblicato nel 1958 da Longanesi ed uscì contemporaneamente dalla stessa casa editrice, a L’usignuolo della Chiesa cattolica di Pasolini e a Croce e delizia di Sandro Penna; in un primo momento grande fu il clamore intorno all’evento per l’eccezionale trittico, ma presto la Morante poetessa fu dimenticata.

Alibi fu letto come uno sfogo intimistico ed archiviato tra la produzione minore, appunto una poesia dimenticata.

La riscoperta della poesia di Elsa Morante è dovuta al ripensamento e all’accortezza di Cesare Garboli che nell’introduzione al libro, pubblicato per Einaudi nel 2004, si dichiara responsabile di “aver sottovalutato Alibi, di averlo penalizzato, di averlo gettato nello scaffale dopo un’occhiata distratta …”.

Le ragioni del ripensamento del critico avvennero per l’interesse culturale maturato nel tempo con la riconsiderazione dell’intera produzione letteraria di Elsa Morante. Il Garboli, nell’introduzione ad Alibi, afferma di prediligere la poesia in rima, la metrica tradizionale, e questa scusante investe di maggiore interesse le motivazioni alla valorizzazione di Alibi. Il libro è un canto tormentato e profetico sull’amore. E sono amori destabilizzanti, amori come “infezioni” e malattie dell’anima, quelli descritti dall’Autrice.  Lo stesso titolo, Alibi rappresenta la metafora del vuoto sentimentale e dell’incompiutezza delle passioni, dietro l’infingimento della poesia. Gli stessi brani sono il riflesso, o l’eco, della sua narrativa e nascono dalle emozioni delle storie che restano vive nell’animo della Morante, come parti essenziali della sua personalità e della sua scrittura: un gioco in cui ogni parte conclusiva si lega all’introduzione di una nuova opera.

L’io profondo legato al misterioso fato, conduce l’Autrice a pensare in una dimensione “di vaticinio”in cui si affaccia il vuoto degli amori finiti nel nulla e la nascosta, e spesso irridente speranza, da proiettare nel futuro, delle emozioni e delle esperienze tragiche di delusione e depressione, vissute  in alternativa alla vita vera.

Solo a tratti una grazia velata da ironia, come nella poesia”Minna la siamese” appare nel  consolatorio abbandono:

“Ho una bestiola, una gatta: il suo nome è Minna

e ciò che le metto nella scodella, essa mangia,

e ciò che le metto nella scodella , beve …”

 Qui l’amore appare rivestito della gioia di lasciarsi amare : basta poco a rendere felice Minna! Unghie per una carezza e denti adoperati “solo per gioco”.

Ma l’amore non è così semplice ed assoluto: è reciprocità pensata e voluta, un continuo rimando a metafore di situazioni amorose, a miti e leggende.

Solo chi ama conosce,povero chi non ama” scrive in una composizione dettata dalla storia d’amore con Visconti. L’amore e la conoscenza sono le facce di una stessa medaglia, sia nel senso che un filosofo potrebbe attribuire all’affermazione, sia nel senso psicologico  di un’ incapacità a conoscere la persona amata e, nel contempo, la difficoltà a riconoscere se stessa perché non amata. L’incipit di Alibi succede al precedente libro, Avventura. Fino ad ora, le poesie di Elsa Morante avevano raccontato l’amore come schiavitù, come esaltazione dell’annullarsi nell’accettazione dell’altro.

Con Alibi la riflessione amara prende il sopravvento e la poesia assume una disincantata  evoluzione da cui emergerà Narciso come appendice e conclusione del tentativo di autoreferenzialità ; un gioco di scatole cinesi la scrittura poetica della Morante che trae sempre altra materia per nuove conclusioni. In questo percorso si attua una specie di uscita dal male, dal nulla e dall’impossibilità di amare: il conflitto viene superato dalla contiguità tra immaginazione e verità, in cui si risolve infine l’infingimento necessario a mescolare i due riferimenti vitali. In Amuleto leggiamo  la distanza tra l’idea dell’amore e la realtà di un deludente rapporto. Scritta nel 1945, propone la sua “assenza”, il non essere vista e amata mentre l’amore incompiuto si congiunge alla “sorte”ed entrambi sprofondano nell’interiorità dell’Autrice:

“Quando tu passi, e mi chiami,

assente son io.

Per lunghe ore ti aspetto,

e tu, distratto, sei altrove”

 Due anni dopo, scrive Finzione dedicata ad Anna, il personaggio del romanzo Menzogna e sortilegio cui fa da avantesto:

Di te , finzione mi cingo,

fatua veste.

Ti lavoro con l’aure piume

che vestì prima di esser fuoco

la mia grande stagione defunta

per mutarmi in fenice lucente.

L’ago è rovente, la tela è fumo.

Consunta fra i suoi cerchi d’oro

Giace la vanesia mano

pur se al gioco di m’ama non m’ama

la risposta celeste

mi fingo.

Il testo spiega la poetica visionaria passione dell’Autrice per le pene di amori immaginari e impossibili. Una finzione è la vita, sia pure nelle ceneri dell’incendio dell’animo e del corpo. Un testo ermetico, corrispondente alla chiusura in sé della scrittrice, alla tristezza genuina proiettata verso il futuro come un sortilegio. La Morante ci introduce in un magico incantamento proteso alla precognizione del destino. Sa di non poter essere felice, ma si riveste delle tracce di altri amori, di altre storie, quelle vissute dai realistici personaggi dei suoi romanzi.

Marisa Cossu

Bibliografia

-Elsa Morante, Alibi

-In appendice: Quaderno inedito di Narciso – Ed. Einaudi

-Elsa Morante, Il mondo salvato dai ragazzini e altri poemi – Ed. Einaudi

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