![giorgio_de_chirico_006_archeologo_1927[1]](https://marisacossu.files.wordpress.com/2015/02/giorgio_de_chirico_006_archeologo_19271.jpg?w=300&h=225)
Ora che il tempo inaridisce e gela
anche il soffio di un alito sul vetro
dalla finestra guardo naufragare
la vita già vissuta come l’onda
che sulla riva opposta si allontana,
mentre, tra i resti delle cose amate,
si adagia il mio pensiero e stanco sfoglia
il libro del mio vano divenire;
marino incanto che spumeggia e lotta
tra i venti e le tempeste,
campo di pane che alla trebbia piega
le spighe al suolo scuro.
Quando l’Estate macinava il grano
ero un uccello libero nel volo,
che di gazzarre poi faceva nido;
sempre quelle domande all’infinito:
dove va il vento, dove quel confine
che con un freddo brivido m’inquieta;
chi taglia i rami alle morte stagioni,
chi dell’Eterno svela il volto buono.
E domandavo alle notturne stelle
se l’attimo fuggente
sarebbe ritornato come allora
a parlarmi d’immenso;
ma passa il tempo. Dove va la vita
mentre di sabbia e pioggia ricoperti,
chiediamo in elemosina una luce
che ci consoli e ci ridoni amore.
Marisa Cossu
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