“ALLA VOLTA DI LEUCADE”: Nazario Pardini legge “inediti” di Marisa Cossu

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  1. PARDINI LEGGE “INEDITI” DI MARISA COSSU

Marisa Cossu: Cinque poesie inedite

Marisa Cossu,
collaboratrice di Lèucade

Cinque poesie che mettono bene in luce la maestria della Cossu nel giocare coi versi; nel trasferire i suoi abbrivi esistenziali in parvenze naturali, in analogie intime, in corpi di valenza visivo-mitologica o naturistico-riflessiva, per dare concretezza al pensamento, all’urgenza della spontaneità. Non è certamente nuova l’apparizione di questa poetessa sull’isola, ne è una valente collaboratrice, e i suoi interventi hanno sempre reificato cultura, sentimenti, saudade, rêverie, memoriale in un realismo lirico di coinvolgente naturalezza. Le liriche di questa piccola silloge sono state particolarmente apprezzate dalle commissioni dei Premi Letterari a cui hanno partecipato, conseguendo primi e secondi posti. Ma cerchiamo di capire il quid di tale apprezzamento: i versi ci ammaliano alla prima lettura per la musicalità dello spartito su cui si distendono. Endecasillabi e settenari ri-lucidati in chiave moderna; un andare sicuro e spigliato che fa del principe dei versi l’arma vincente del canto. Ci viene in mente il violino della Primavera di Vivaldi, o il coro A boca serrada della Butterflay, insomma una serie di note che fanno da ecfrasi a monumenti ispirativi di particolare conturbamento: Saffo, l’Elba… e la poetessa, adusa alla scrittura, al fascino dell’Arte, dà tutta se stessa alla storia, ai fatti, alle combinazioni, al mito, perché sulla pagina si facciano nuovi, ontologicamente significanti, capienti dell’intendere e del sentire. Il tutto si concede ad una euritmia che avvolge, dando la dritta al dettato poetico. Saffo la grande, la suggestiva, la pensosa, la inquieta; la poetessa che andava in cerca di burrasche e temporali, di fragori marini su scogli dissestati per trovare una equivalenza al suo soffrire; al suo dicotomico contrasto fra la bellezza dell’anima e la bruttura del corpo; Saffo che bramava la morte per non far contaminare dalla vita l’attimo superbo dell’eros:

 

… Era soffuso

il palpito di brezza sopra il seno

voglioso di carezze e impallidiva

ancor di più nel cielo il corpo vago

ai nostri abbracci.” “Come si potrebbe

pensare ad un banchetto senza canto,

senza il suono del flauto così querulo

ma subito propizio con il suono

a dare gioia all’anima.” “Volevo

che tutto il mio sentire si spegnesse

nella notte soffusa e che l’immagine

non guastasse la luce. Era la morte

ch’io bramavo nell’attimo superbo

di eternare la gioia dell’amore… (N. Pardini: Alla volta di Lèucade. Da Safffo a Anacreonte, Viareggio, 1999).

 

La Cossu si rifà alla rupe bianca del mitico scoglio di Lèucade, alle pene d’amore, all’abbandono di Faone. Si rifà al salto nell’oblio di particolare fascino, contornandolo di impennate creative profumate di leggiadro vento, di rive sabbiose, di passo di stormi, di rupi bianche, di tocchi “leucadiani”. Immagini cariche di pathos che si fanno involucri di guizzi emotivi in campi semantici ampi e distesi. Questa è la grandezza della scrittrice: saper concedere alla melodia voli odissaici che vanno oltre l’umano; fino al sommerso porto Argivo dell’isola d’Elba, dove:

Il mito è ancora qui

sui ciottoli screziati delle Ghiaie

tra l’acque del sommerso porto Argivo…

 

Un mitopoietico intervento con cui far brillare di luce propria l’antico fulgore del tempo. E se ci fosse ancora bisogno, per dimostrare quanto la Nostra invigorisca il presente di un simbolismo mitologico da tramandare al futuro, e quanto rispetti il ruolo della poesia col suo neoclassicismo che punta al ricupero di una tradizione formale alla ricerca del canto, eccovi due sonetti di puro stampo nostrano: caudato e elisabettiano: una vera padronanza della metrica, dei suoi giochi formali, dei suoi allunghi sintestetico-allusivi, del suo euritmico abbraccio del tutto. La carrellata termina con la poesia dal titolo Il terrazzo, dove il memoriale con elegante leggerezza sfiorato, i rampicanti gelsomini, il terrazzo del sole, la canzone del vento, le sottili dita, le sàrtie degli alberi maestri allineati a riva, il lamento zigano, la rauca sinfonia del Maestrale, il sentimento del bel tempo perduto, le tenere spore, la tempesta, la pioggia, il mare, il mio cuore abbagliato, il sogno, l’amore:

 

Se tu ci fossi, amore,

ti chiederei perché tagli quei rami,

perché sorridi quando grida il mare,

quale ossimoro strano

sul terrazzo del sole ti commuove.

 

si distendono in una rapsodia di suoni, sapori, visioni; un mix di sensazioni ora intuitive e ora corporali, cenestesiche vicine a antropiche trasfusioni di sapore dannunziano (scorre la linfa nelle bocche nuove;/ ma come piove), completano un quadro di estrema plurivocità compositiva: un polisemico affondo che fa del verbo un trampolino di lancio oltre il senso, oltre il canonico topos del linguaggio, dacché proprio la poesia sente forte il bisogno dell’azzardo.

Di sicuro   non si può dire che la Cossu appartenga a quella corrente sperimentale basata sulla riforma prosastica del verso che ha cercato di egemonizzare la poesia italiana del tardo ‘900 fino ai nostri giorni, quanto, piuttosto, alla positura classico-novatrice di quei validi autori che fanno del ritmo, della misura, della creatività, della rielaborazione endecasillaba il cuore del poièin.

 

Nazario Pardini

02/09/2018

 

A Saffo

 

Se vuoi vieni con me,

indossa la tua veste profumata,

la trasparenza vaga come il tempo,

ti sia leggiadro il vento.

Sono già qui dove l’Antico batte

sulle rive sabbiose la sua forza;

passano stormi sulla rupe bianca.

Oh Lefkas, ferma il volo in una rete!

Già la veste si libra su guaìne

di mirto e l’onda assale con un grido

il gesto di farfalla .

Eccomi dove l’abito

è rimasto impigliato,

dove si staglia l’isola allo sguardo,

il luogo a me più caro,

dove il cuore è sepolto nell’incàvo

delle rocce e la sabbia

è bianca più del volto.

 

 

All’Elba

 

Il mito è ancora qui

sui ciottoli screziati delle Ghiaie

tra l’acque del sommerso porto Argivo;

forse nessuno prima aveva visto

i naviganti eroi cercare il vello

e riposare stanchi sulle rive

di antichi santuari in fondo al mare;

forse nessuno ancora aveva visto

i relitti del tempo riaffiorare

dove il futuro a navi immaginarie

riservava il compianto,

un silenzio marino di campana

rapita dagli abissi del dolore.

Ma il grido è ancora qui:

rifrange l’eco il pianto di un amore

immemore e consunto

e l’isola prescelta dalla Dea

verdeggia ancora intorno alla dimora

che s’affaccia silente e misteriosa

tra le rocciose grotte presso il mare.

A te perla Aethalia il dolce canto,

a te il Tirreno guidi i suoi delfini.

Ti sia propizia l’onda

e lieve il Maestrale.

 

 

“Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”

(cit. E. Montale – sonetto caudato)

ABAB ABAB CDE EDC cFF

 

Si compie a sera l’arco dei viventi:

ne rimane il riflesso che trattiene

segni finiti in pallidi momenti,

pietrificate cose, vane pene;

 

che cosa siamo dentro quei frammenti,

quale mortale forma ci contiene!

Siamo nomi già detti, fari spenti,

soffi di vita che non ci appartiene;

 

forse miti pensati nell’ignoto,

simili a forma d’acqua che si scioglie,

nel fiume della vita, e non vediamo

 

“ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”;

nel mutamento che tutto ci toglie,

culliamo le illusioni dentro il moto;

 

poi si ferma nel vuoto

l’appassionante corsa dell’altrove

verso il Fattore che l’eterno muove.

 

 

Condizione

(sonetto elisabettiano)

 

Ritroveremo quello che scompare

in una zona tra la vita e l’oltre

e resteremo attoniti a contare

luci che, avvolte in una spessa coltre,

 

arano nella nebbia le insidiose

corsie del nulla. Alla fine sapremo

dove si scioglie il nodo delle cose

e forse solo in quel confine estremo

 

si darà forma al tutto chiaramente.

Saremo libri scritti nella notte,

sillabe di un inchiostro trasparente,

fantasmi sulla scia di ignote rotte;

 

la tirannia del Tempo ci misura,

della pochezza umana non si cura.

 

 

Il terrazzo

 

Gemmano rampicanti gelsomini

sul terrazzo del sole;

ma come piove! Va nell’aria greve

la canzone del vento

e la pioggia la fila,

con le sottili dita, tra le sàrtie

degli alberi maestri

allineati a riva.

È zigano lamento

la rauca sinfonia del Maestrale,

un sapore di sale

disteso sulla pelle, il sentimento

del bel tempo perduto.

Ieri hai potato i rami e già rivive

il nucleo verdeggiante e delicato

delle tenere spore

e l’acqua le disseta:

scorre la linfa nelle bocche nuove;

ma come piove! Fuori c’è tempesta,

dentro la stanza è il mare,

un luccichio che resta

sulle pareti come ondoso quadro;

intanto scava il ritmo delle gocce

nel mio cuore abbagliato,

e mi allontano, chiudo la finestra,

ti cerco ancora dopo aver sognato.

Se tu ci fossi, amore,

ti chiederei perché tagli quei rami,

perché sorridi quando grida il mare,

quale ossimoro strano

sul terrazzo del sole ti commuove.

 

Marisa Cossu 

 

 

 

 

 

 

 

 

Informazioni su Marisa Cossu

Curriculum Marisa Cossu, insegnante psicopedagogista, vive a Taranto dove si dedica alla scrittura e ad attività socio-culturali. Ha dato voce alle sue passioni artistiche, da sempre presenti nella vita e nell’insegnamento, raccogliendo le opere elaborate nel tempo in raccolte organiche e rinnovando la produzione scritta in versi e prosa. Si occupa in particolare di poesia e saggistica. Nel corso della vita professionale ha contribuito alla formazione e all’aggiornamento degli insegnanti in qualità di relatrice ed animatrice dei gruppi di lavoro promossi dalla Uniba Aldo Moro in accordo con gli Ispettori Tecnici e le Scuole, diffondendo numerosi atti a contenuto disciplinare. Collaboratrice del Prof. Nazario Pardini nel Blog letterario “Alla volta di Lèucade”, vi ha pubblicato alcune opere di poesia e saggistica. Alcune sue poesie, con nota critica di M. R. Teni Mello, vengono pubblicate periodicamente dalla Rivista Letteraria “Cultura Oltre”. Sulla Rivista letteraria “Muse” sono apparse alcune opere con nota critica di Teresa Laterza. Alcuni saggi brevi sono apparsi sulla rivista letteraria “Euterpe” di Lorenzo Spurio e su Oceano News , il magazine-news periodico dell’Oceano nell’Anima di informazione culturale,artistica e sociale di Massimo Massa. Negli ultimi anni l’autrice Marisa Cossu è stata impegnata nei progetti formativi d’Istituto “Amico libro”, “Per un progetto di poesia” e “Tarentum legge”, nell’ambito della diffusione e della sensibilizzazione alla cultura letteraria e alla poesia, in collaborazione con varie Associazioni Culturali e i Licei Aristosseno, Archita e Ferraris di Taranto. Bibliografia: - Raccolta poetica “La vita bella, pensieri e parole” BookSprint Edizioni - Silloge “Sentire”, Marisa Cossu 52, Ed. Pagine Roma - Silloge “Prospettive”, Marisa Cossu 27, Ed. Pagine Roma con audiolibro - Silloge Poetica “Vola la parola” in “Soufle”, Aletti Editore - Raccolta poetica “La carezza delle parole” TraccePerLaMeta Edizioni - Raccolta poetica “Attraverso pareti di pietra” SBC Akea Edizioni - Silloge “Trasparenti pareti” Vitale Editore (premio pubblicazione gratuita, al concorso “Una poesia per Scampia” con la poesia “Madre”) - Raccolta poetica “Di ombra e di Luce” Blu di Prussia Editrice Marisa Cossu ha meritato tantissimi importanti riconoscimenti letterari sia per i suoi libri editi che per i suoi elaborati in poesia, narrativa e saggistica. Ve ne è testimonianza nelle numerose Antologie dei premi letterari ricevuti, classificandosi sempre ai primi posti. Si elencano alcuni premi: 1° Classificato e Premi Speciali - Premio Città di Taranto Le Muse Project 2016 per il libro “La carezza delle parole”. - Surrentum Ars Scrivendi 2016 per il libro”La carezza delle parole” - Concorso Letterario Mauriziano 2016 per il racconto “La palude degli uccelli” - Contest Letterario Oubliette Magazine 2016 per la poesia “Vita” - Contest “La Luna e il Drago Caffè letterario” 2017 per DRABBLE “Le parole sono stanche” - Concorso “Una poesia per … Scampia” 2017 Premio Speciale della Presidenza per la poesia “Madre” e pubblicazione gratuita della Silloge di 15 poesie “Trasparenti pareti”, Vitale Edizioni - Premio Letterario “Gocce di Memoria” 2017 per la poesia “Il ritorno a casa” e Premio Speciale della Giuria per la poesia “Memoria persa” - Premio Europeo Clemente Rebora 2017 per la poesia “Il mondo cade”. - Concorso Ulmeta Città di Ormea 2018 per la poesia “All’amore eterno” - Concorso Nazionale Città di Grottaglie 2018 Premio Speciale della Giuria per la poesia “Città di fumo” - Concorso “Pelasgo 968” Città di Grottammare 2018 Premio Speciale della metrica (Premio IPLAC) per la poesia “Mentre parliamo” - Surrentum Ars Scrivendi 2018 per la poesia “Condizione” - Premio Nazionale di Poesia “Ascoltando la voce del mare, Isola d’Elba 2018” per la poesia inedita “All’Elba” - Premio Internazionale Thesaurus La Brunella 2018 Premio della critica per le poesie “Icaro”, “Condizione”, “Aspetterai” - Premio IL SUBLIME – (GOLFO DEI POETI) – 2018 Sez. D – Premio Speciale della Giuria per la poesia “Mare autunnale” 2° Classificato - Premio Letterario “Tra le parole e l’infinito” 2015 Sezione Autori affermati per la poesia “Sento che un giorno” - Premio Città di Varallo 2016 OTMA/2 per il libro “La carezza delle parole” - Premio Internazionale Mecenate “Voci nel Deserto” 2017 per la poesia “Futuro” - Concorso In Vita VJ del libro 2015 per la Silloge “Il tempo e la parola” - Concorso TraccePerLaMetaEdizioni “Antonia Pozzi” per il racconto “I boschi di Temuco” - Premio Sylvia Plath e Amelia Rosselli 2017 per la poesia “E così passa il tempo” - Concorso Nazionale Città di Grottaglie 2018 per il racconto “La palude degli uccelli” - Premio “De Finibus Terrae 2018” per il Saggio Letterario “Per un progetto di nuova poesia” - Premio Nazionale Mimesis 2018 per la poesia edita “A Saffo” - Concorso Nazionale di “Poesia nel Borgo” 2018 per la poesia “Ciò che non siamo, ciò che no vogliamo” - Premio Internazionale di Poesia Charles Baudelaire 2018 per la poesia “Il terrazzo” 3° Classificato - Premio Nazionale AlberoAndronico VIII Edizione 2015 per la poesia “Aritmia” - Concorso Taranto “Ispirare la fantasia” I Edizione 2015 per la poesia “Taranto la mia città” - Concorso Nazionale Città di Grottaglie 2018 per la poesia “Conosco solo il mare” - Premio Letterario Internazionale LA LUNA E IL DRAGO 2018 per la poesia “All’Elba” Menzioni Speciali di Merito - Concorso Mimesis 2018 per la poesia in metrica “I Tarocchi e la povertà” - Concorso Letterario Città di Cologna Spiaggia 2018 per la poesia in metrica “Condizione”premio IPLAC.

Una risposta »

  1. Immagini stupende si susseguono al ritmo di una musicalità antica ma che sa insinuarsi nelle amsie dell’oggi che son sempre le stesse da millenni! Sono i misteri della vita che nasce per morire come il sole ed ogni filo d’erba , anche il piu6 sottile , ogni giorno, ci mostrano on questo nostro mondo …ma il mistero resta ed è infinito ed ogni poeta cerca di carpirlo e trasformarlo in versi! E in questi di Marisa Cossu si sente vibrare nel profondo ma ,come avviene da secoli , non si fa afferrare ma solo lo possiamo sentire leggendo versi in cui aleggia come profumo di un ritmo che ti incanta .

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