LA BELLEZZA ABITA QUI
“Vieni dal cielo profondo o esci dall’abisso,
Bellezza? Il tuo sguardo, divino e infernale,
dispensa alla rinfusa il sollievo e il crimine,
ed in questo puoi essere paragonata al vino”.
( C. Baudelaire, Inno alla bellezza)
Abita tra noi la Bellezza: se il Contemporaneo non riesce a coglierne lo splendore è perché egli è immerso nella nebbia rarefatta dell’esistenza, nelle miriadi di manipolazioni dell’esperienza in cui sono coinvolti l’Arte, la Natura e il “sentire”. Gli inganni sono messi in atto dagli individui e dai gruppi, nei loro rapporti liquidi, nel loro mutismo, nella loro corsa sfrenata verso la bulimia del possesso. Se il Contemporaneo, il Tecnologico, non riesce a intravedere un barlume di bellezza nel “cielo profondo”, o “nell’abisso” da cui essa origina, è perché l’uomo non abita più qui, è altrove disperso.
Ma la Bellezza non si pone al di sopra dell’umanesimo, pervicace resta quasi invisibile nella realtà esperienziale. È qui, non abbandona l’umanità fiaccata da problemi e da dubbi, è qui con il suo potere liberatorio.
La Bellezza, come l’essere, si cela dietro un velo, non vuol cercare, ma essere cercata; per vederla bisogna sentirne la necessità, fermarsi ad osservare, respirare, aprire l’animo e la mente a tutto ciò che esprime vita, morte, gioia, dolore, rabbia e compassione; pronti a cogliere e a godere di tutte le esperienze estetiche emotivamente pregnanti, incontrate per il solo fatto di essere senzienti.
Nella corsa egotica, senza riposo, senza lentezza e senza limiti, il Contemporaneo perde il gusto del bello e della scoperta, vive una deprivazione emotiva, in una forma di alienazione nel degrado delle città, negli antichi ipogei dimenticati, nelle necropoli dissacrate, nelle periferie del pensiero abbandonate nell’atto di cogliere un piacere fine a se stesso, consumistico.
Ecco apparire sempre più aggressivi i segni della “bruttezza”, nella grande illusione verso cui l’uomo è inesorabilmente diretto. Cresce il male del vivere. La Bellezza e il Contemporaneo rischiano di diventare gli opposti di una struttura cementificata che oscura i sensi, li mortifica, svia la percezione alterando i processi cognitivi. La percezione del “bello”è un fatto cognitivo: ha a vedere con il complesso “ingranaggio cuore-cervello” ; i segnali sensoriali non sono adatti a ottenere percezioni immediate e certe; per vedere gli oggetti si rende necessario che sia l’intelletto a formulare congetture quindi l’occhio ha perso la consolidata funzione di macchina fotografica.
Giovani generazioni non hanno memoria della bellezza, e se a volte provano un senso di stupore di fronte ai sintomi del bello che, nonostante tutto si manifestano, ciò avviene perché la Bellezza da sempre abita qui, nell’armonia e nella disarmonia, nell’imperfezione e nella pluralità delle cose che si manifestano in un abbraccio universale, in un lampo di luce; ciò avviene anche nell’era tecnologica, in tempi in cui l’abuso delle sollecitazioni visive e informative disabituano l’individuo a selezionare nel caos ciò che realmente interessa ed ha valore umano, comunicativo – espressivo.
Accorgersi della bellezza è anche un problema formativo? Si può attrarre alla bellezza, attraverso l’insegnamento o mediante la proposizione vissuta di esempi e modelli?
Si può ancora indicare all’uomo una via interiore ed esperienziale e spirituale verso la bellezza?
Affidiamo l’idea del bello a nuovi studi e scoperte nel campo di recenti ottiche multidisciplinari, le antiche diatribe alla storia della filosofia e nella classicità strutturale del nostro pensiero, perché la ricerca mai finirà di affascinarci e stupirci; né sappiamo dove ci condurrà, nè se si confronterà con l’idea dell’infinito.
La bellezza abita nell’uomo, nella sua costituzione neurobiologica, nelle zone del cervello deputate ad accendersi all’esposizione alla bellezza. L’attività cerebrale, indagata con sempre più precisi strumenti tecnologici (Tac, Pec, etc.) , mostra empatia per i prodotti dell’Arte, anche di quella astratta . La scoperta dei neuroni specchio, ha convinto scienziati ed artisti, soprattutto per quanto riguarda l’arte visiva a formulare ipotesi di collaborazione, così che Arte e Scienza non siano più contrapposte ma inizino un processo collaborativo di ricerca delle costanti del “bello”.
Un atto cognitivo è sempre anche un atto creativo: la visione avviene dall’interno. È la neuroestetica la nuova scienza che studia i rapporti tra Arte e cervello aprendo una finestra su questo specifico argomento. Cos’è che piace, emoziona, commuove e stupisce larga parte di una comunità nelle arti visive e negli altri linguaggi dell’Arte’? Dove e quali sono i sintomi della Bellezza? L’artista è di fatto, il miglior neurologo di se stesso”: à la mente la zona in cui la scienza si connette all’Arte, parte costitutiva della sua esistenza; sono qui i messaggi del “bello” che l’uomo riconosce nell’empatia e i sintomi saranno sempre virali: la Bellezza è una forma di poiesis.
“E non farà rumore la Bellezza,
forse in silenzio e pura,
sarà soffio di pioppo alla mia porta,
una lanterna fioca nella notte,
un bisbiglìo di petali dischiusi
al davanzale di una gioia breve”.
Marisa Cossu
Letture:
- B.Missana, Verso una nuova critica d’Arte, Sentieri Meridiani Edizioni 2015
- N.Goodman, I linguaggi dell’Arte, Il Saggiatore,2008, Milano
- Semir Zeki, La visione dall’interno, Bollati Boringhieri, 2007 Torino
L’ha ribloggato su marisablog.
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una bella riflessione sul ‘bello’ che sembra sempre più confinato nel ghetto dell’indifferenza. La sensazione di ‘bellezza’ è intrinseca nell’animo umano ma troppo spesso viene ignorata e non riusciamo a trarne vantaggi.
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Cara Isabella! Grazie
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😀
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L’ha ribloggato su Antonella Lallo.
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Splendida dissertazione cara Marisa. Sperando di farti cosa gradita, ma credo di sì, ti lascio un link.
https://isabellascotti.wordpress.com/2017/09/14/sulla-bellezza/
Buona giornata carissima amica. Isabella
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L’ha ribloggato su Alessandria today.
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