La tempesta
( Rondò)
Non la notte stellata mi sorprende
ma del Giorgione quella gran tempesta
che scoppia sulle case e poi s’accende
nel lampeggiante guizzo che s’appresta
sul paesaggio e l’uomo, mentre a festa
celebra le faccende quotidiane
e, indifferente al grigio auspicio, resta
in quel mistero di sembianze vane.
La storia passa per stagioni arcane
nella città silente: ore dipinte
in tetti, archi, rovine più lontane,
fitto il fogliame in rugginose tinte;
irrompe intanto il lampo tra le quinte
e del mistero spiega la ragione
che più m’inquieta: ora sono vinte
le umane forze, giunte a soluzione
le domande sul senso, l’emozione
mancante per l’accendersi del tuono,
indifferenza o incuria, sensazione
d’umano orgoglio dell’essere mai prono.
Quale distanza tra il sentire e il dono
dell’armonia che spiega la pochezza
di quel che siamo quando giunge il Trono:
sogni noi siamo pieni d’incertezza.
Marisa Cossu
L’ha ribloggato su marisablog.
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ben tornata Marisa
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Grazie! Scusa se non ho risposto subito.
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buona serata
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