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Malessere

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fine-del-mondo_principale[1]

Sonetto

ABAB ABAB CDE EDC

Con quale forza ti costringe il male

che sugge il sangue, avvelena e mai tace

ferma il moto dell’anima vitale

ed imprigiona dove non c’è pace.

 

L’inferno brucia e l’alto grido sale

dal balbettio dell’ essere incapace

di liberare dalla pece l’ale

avvinte da un malessere tenace.

 

E mi ribello al male che ti afferra,

sento la colpa invadermi le vene

 e temo di lasciarti perso e solo

 

dove per te e per altri non c’è volo,

in un distratto mondo tra le pene

del disperso non luogo della terra.

Marisa Cossu

Questo libro

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Questo libro, la mia vita,

queste pagine di carta ingiallita,

non lo vedrà nessuno,

e nessuno leggerà nell’inchiostro

la pena della mia mano.

Sto lasciando al nulla

i versi che mi bruciano l’anima,

i pensieri della  notte d’autunno

che alita il maestrale

sulla lucerna tremolante.

Questo foglio pieno d’ombra,

la mia storia superata,

divisa in pagine numerate,

in paragrafi definiti;

il mio ordine senza ragione

andrà come le foglie

in un rigagnolo di pioggia

per versarsi nel mare

dove tutto scorre per il suo verso

e ritorna sempre

come nebbia evanescente.

Marisa Cossu

 

Cerco te

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arlecchino2006[1]

Barbara Missana, Arlequin, 2012

Tra le cose perdute

o nel lento disfarsi di una rosa,

nei tesori d’argento incatenati

al percorso del vento,

nella tenera ombra di un’immagine

che ancora colpisce l’anima,

io cerco te, mio fuoco incandescente;

tra le rovine del cuore,

nella follia che cancella la luna,

e come una colomba di Magritte,

posa il vuoto di nuvola sulla mano;

cerco te, che versi la tua assenza

nelle ore di solitudine

e mi rechi i ritorni senza fermarti

in un refolo di maestrale,

affinché io continui a cercarti

nell’incerto sogno della vita.

Marisa Cossu

In cerca di poesia

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8da476f72f06a276b1f930cdb28c21f1_XL[1]In cerca di poesia, di senso e di parole

cammino per un fiume senza sponde:

ci sono alberi ingoiati dalla notte

piantati nella palude del vuoto,

un uccello nato dalla mia mente

fugge tra rami dove la luce

è divisa da alti pioppi emersi,

senza radici corrono dietro al sole,

seguono come ombre lineari

la cetra di un dio, si muovono,

si spengono nel tramonto,

sillabano con il vento il loro senso,

si levano dal mio tronco d’ anima,

trascinano il mio vuoto altrove.

 

La mia voce è un balbettio

ripete sillabe e lettere, non è  parola.

La parola è in alto, dove non ho forza,

troppo perché possa raggiungerla.

Il suono e  la ragione, nascono

da quel  vuoto sradicato,

da un ferro conficcato nella carne,

da una rossa ferita che grida il dolore

e da quel sangue sale e respira,

esce da un vasto  corpo di terra;

non ha limiti l’attesa,

la parola si forma, zampilla,

è segno della ferita scavata

nella solitudine visionaria

di un mistero inconoscibile,

cicatrice e nuova creatura.

©Marisa Cossu

 

 

 

Entrerò nella notte

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Entrerò nella notte  dove giace

la pallida memoria,

delle cose perdute

sospinte in un angolo

di strada da un vortice

stellato, in cui lieve vola

quel che resta del giorno,

foglie e rifiuti bagnati di luna,

 parole senza peso,

 pensieri persi in un autobus vuoto.

Entrerò sola a rubare l’amore,

l’impossibile sogno disvelato

quando brucia la stupita emozione

che si scioglie nel ritorno del giorno,

al più chiaro apparire della luce.

© Marisa Cossu

PERIFERIE

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Quartiere Paolo VI, Taranto. Foto dal web.

Le strade della mia città

portano al mare,

si attorcigliano

in vicoli di pietra,

s’ inoltrano in piccole piazze,

attraversano la consuetudine

dei passi in ricordi di tenerezza.

Rassomiglio a quei vicoli,

nasco da quelle pietre,

dall’ odore salmastro dei muri scoloriti.

Il cuore è il Borgo:

qui non ho mai pensato

che vi fosse, oltre le necropoli,

la vasta periferia di tufo,

il cemento dei palazzi allineati

in file di alveari;

non ho mai pensato a quei luoghi

come ad una estensione della mia vita;

eppure dai quartieri arrivano

frotte di allegri ragazzi,

si riversano nelle arterie fino al cuore

con essenziale energia;

eppure di notte le case di tufo

racchiudono sogni di vite nuove,

accendono lampade nei viali

per dichiarare che esistono,

si allineano ora ai pensieri

nella periferia della mia anima.

Condividere l’ amore… Un dolce Award per me !

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Devo questo dolce e ben augurante Award a Rebecca Antolini che ringrazio con affetto e che seguo con grande interesse; iniziare l’ anno con questo pensiero d’ amore e di condivisione riempie il mio cuore di gioia e di gratitudine .

Dedico questi semplici versi a Rebecca Antolini e a tutti gli amici del blog.

Rebecca Antolini [http://rebeccaantolini.wordpress.com/2015/01/03/condividere-lamore-award-per-te/]

AMORE

Nella vasta vertigine dell’ anima

vive e brucia l’ amore,

una forte emozione,

un vortice di vento

che soffia su sogni e  desideri;

corpo e mente travolge

nel nucleo di un ciclone

immenso e inarrestabile.

Qui tu rimani trepido e sospeso

nell’incanto dell’ eterno mistero,

ma  non saprai quando si ferma il vento,

né quando svaniranno le illusioni.

“PORTIAMO TUTTI ASSIEME L’ AMORE NEL MONDO “

Indico alcuni amici meritevoli del riconoscimento, tra i tanti che vorrei menzionare:

-Roberto Chessa

http://rchessa.wordpress.com

-poetyca

http://poetyca.wordpress.com

-poiesis

http://poesialove.wordpress.com

-newwhitebear

http://newwhitebear.wordpress.com

-dimmibarbie

http://tuttoilmondoateatro.wordpress.com

-Barbara Picci

http://barbarapicci.wordpress.com

-mondidascoprire

http://mondidascoprire.wordpress.com

-in The Mood For Love

http://sonoqui.wordpress.com

-Laura

http://laurarosa3892.wordpress.com

-@Elisa

http://poesilandia.wordpress.com

…E TUTTI GLI AMICI BLOGGERS CON AMICIZIA !

PROFETICA VISIONE

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rene Magritte, The infinite Recognition 1963

Rene Magritte, The infinite Recognition 1963

Futuro

profetica visione

pura immaginazione

specchio di ciò che siamo

e che veloce fugge,

desiderio

di sussistere al vuoto

al peso e alle ombre della vita

portati sulle spalle da un  dio estraneo

in un mistero d’ infinite  ipotesi,

per insicure, ingannevoli rotte,

persi, smarriti e stanchi.

Siamo

come viandanti

pellegrini di ignoti santuari

legati a una conchiglia

da cui bere

per dissetare l’ anima

ed ignoriamo sotto quale  cielo

ci fermeremo infine per entrare,

bussando ad una porta,

a ristorarci

SOLI

CHE IO CHIUDA…

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                                                    2925298085_2_7[1] ( F.Khalo, “Roots” 1943 ) 

…che io chiuda in me

ogni ricordo,

la memoria e l’ amore

della fanciulla sbocciata

in una notte , era già l’alba,

tra gelsomini bianchi,

tra onde di armonia…

 ( … quegli alberi frondosi,

quel profumo di arance,

di zagare miste alla nascente

alba e alla voce del mare

penetrata tra noi;

quella lampada fioca

nel piccolo universo

che avvolgeva ogni cosa ! )

Ne avrò bisogno un giorno,

li cercherò nel mio spazio d’ autunno

come il tronco cerca la sua anima

affidata ad un fiore

o ad una foglia

trasportati dal vento all’ infinito.

L’ AUTUNNO DELL’ ALBERO

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Ora ti spogli,

è il volere del tempo,

nella tua metamorfosi

di foglie

albero antico e verde

che dimori

piantato nella terra,

nel ricorrente flusso

di stagioni

e ti scolori nell’ ultima carezza

del breve giorno

che ti dona il sole.

Come te

soffro l’ ombra che si appresta

e mi rattristo

per le scialbe vesti,

per il brivido oscuro

della terra che attende il gelo

impotente

pacificata all’ ordine

del tempo.

Ora ti spogli

e mostri il nudo, il vero

del tuo tronco ferito,

la mia anima.

Marisa Cossu

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