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Senza tempo

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1- Paestum

Paestum

Senza tempo

Forse nessuno prima aveva visto

sostare sulla riva un vecchio cieco,

un uomo antico, un mitico poeta,

mentre rivolto al mare

ne ascoltava la voce

e ne cantava assorto, le avventure,

il risonante sciogliersi dell’onda

in schiuma di memoria.

Con lui era già il mio canto di fanciullo,

il lancio delle pietre a pelo d’acqua

o nell’esigua ampolla

che dalle rocce in mare si riversa.

Era il Galeso, amato dai poeti

per il dolce falerno,

il luogo a me più caro.

E il mito era già lì,

con me veniva tra voci di vento

in un libro consunto,

un De Chirico falso degli sposi

nell’ abbraccio d’addio.

Nessuno aveva visto a me vicina

Andromaca tremante:

nel fragore dei flutti cade il pianto

che di dolore muove e gonfia l’onda.

Fulgido scudo ancora in me risplende

e il tempo non esiste:

il tutto regna insieme,

anche il mio smarrimento

vile, che via facendo, perde il senso

di ciò che meraviglia.

Se tutto scorre, sulle pietre resta

tra salici piangenti la presenza

del canto che mi danza in petto adesso,

qui, dove si dipana il libro informe

del mio pensiero vano.

Marisa Cossu

A SAFFO

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Saffo-a-Leucade-o-La-morte-di-Saffo,--Antoine-Jean-Gros---1801[1]

La morte di Saffo

Se vuoi vieni con me,

indossa la tua veste profumata,

la trasparenza vaga come il tempo,

ti sia leggiadro il vento.

Sono già qui dove l’ “Antico” batte

sulle rive sabbiose la sua forza ;

passano stormi sulla rupe bianca.

Oh Lefkas, ferma il volo in una rete!

Già la veste si libra su guaìne

di mirto e l’onda assale con un grido

il gesto di farfalla .

Eccomi dove l’abito

è rimasto impigliato,

dove si staglia l’isola allo sguardo,

il luogo a me più caro,

dove il cuore è sepolto nell’incàvo

delle rocce e la sabbia

è bianca più del volto.

Marisa Cossu

La mia bella figlia

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madre_e_figlia_tina_e_lisa_bilotti[1]

Andy Warhol, Madre e figlia, Tina e Lisa Bilotti,1981

La mia bella figlia se n’è andata

per terre e per onde sulla nave d’ Oriente

e domani vedrà isole dai nomi mitici

dove mare e cielo disciolgono l’azzurro

sulle case assolate, sui terrapieni di gerani rossi.

Volano i tuoi capelli, neri e intrecciati,

indomabili in ciocche come te ribelli,

gli occhi accesi, le mani così simili alle mie;

la tua altera bellezza reca il segno

di un dolore antico, un’ illusione,

pensata e non vissuta, di un’attesa.

Vorrei dirti parole di una madre

consolatrice nel chiuso del suo amore

e mi fa male non esserne capace,

esserti accanto giusta, ad addolcire

la vita che ti assale in solitudine

e rivelarmi come tu mi vuoi.

© Marisa Cossu

Antico ulivo

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                      923231_10203147299676027_1309133720215164389_n[1]( imm.webb)

Ecco il mio antico ulivo  spaccato e maestoso

 nell’ intreccio dei tronchi coronati

da rami penduli e fogliosi,

contorta immagine

di dignità vetusta,

solido  ancora

e vivo

Qui ripòsi

i miei dubbi,

 i pensieri più vaghi

della nascente primavera.

 Mi confrontavo con l’ antica pianta

forte, perenne e credevo essere come lei.

Qui ho incontrato l’ inizio e la mia fine:

erano scritti dal vento e dalla pioggia

sulle legnose pieghe delle scorze

che si aggrappano al tempo

per non marcire sulla terra

tra i rotondi messaggi

della pianta, i frutti

perle nere sepolte

tra le zolle.

Sono ancora immerso nel mistero

inspiegato che scuote la coscienza.

Sono

nell’ ombra che precede e segue il giorno,

nelle parole custodite dall’ anima in silenzio,

nella montagna che insegue la sua ombra,

nella crisalide che muta ad ogni istante

e non si avvede come al divenire

segua già la quiete.