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Samarcanda

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Samarcanda - Shahr-I-Zindah Guri Amir

Samarcanda

 

Alla morte sfuggire navigando deserti

su vele trasparenti di sabbiose

dune increspate d’oro tra fumanti vapori.

Oasi d’acqua fresca di un palmizio,

si dischiude nell’ombra, mostra cime sbiadite

nel nulla, dove verdi foglie appese

ad aerei fili fatui sono la soglia impervia

di quel non luogo d’aria; ma si afferma

l’antica chimera che tutti chiama al mistero;

forse è il trotto di alati cavalli

che arano un solo lembo di cielo più distante.

A Samarcanda il mio cuore sospira.

Marisa Cossu

I due viandanti e l’orso ( da Esopo)

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I DUE VIANDANTI E L'ORSO -A5-03[1]

 

 

Se per malaugurata situazione

mentre viaggi col migliore amico

Incontri un grosso orso e per reazione

Il tuo socio in men che non ti dico

 

sale su un alto albero e alla sorte

ti lascia a terra in preda alla paura,

stenditi muto, simile alla morte,

non respirare e finché l’orso dura

 

a rigirarti intorno, finché annusa.

Se poi va via, già pago del terrore,

allora guarda in viso il tuo sodale:

 

degno non è d’esser chiamato tale

chi nel bisogno non dimostra cuore

e per opportunismo d’altri abusa.

Marisa Cossu

La processione

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L’ ADDOLORATA

La processione

 

L’Addolorata va cercando il figlio,

il fazzoletto in mano, il cuor trafitto

da ferrea spada, di lacrime il cipiglio,

l’animo afflitto.

 

Nera la veste nel finir del giorno,

alle spalle il tramonto, mani tese,

gli occhi perduti verso quel ritorno,

le luci accese.

 

Madre dolente spoglia di corona,

il figlio ti hanno appeso ad una croce

e il tuo patire il male già perdona

con fioca voce.

Marisa Cossu

Ombra

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IL segreto dell’ombra

Ombra discesa sulla breve vita

trascorri come uccello nella sera

e semini l’attesa che, sopita,

copre del mondo la pietrosa sfera.

 

 

Ma l’ombra lieve viene a darmi pace

dopo un duello duro ed infuocato,

lei mi raccoglie mentre il cuore tace

e il respiro s’acqueta rassegnato.

 

Forse sei tutto o forse solo  foglia,

una semplice pietra o quel frammento

del tempo vano che di me si spoglia,

 

un libro scritto sul far d’un bel giorno

dove parlai d’amore a te soltanto,

mia vita, ed ora so che non ritorno.

Marisa Cossu

MUSICA

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Kandinsky e la musica

Aprimi l’anima.

Rubami il piccolo assoluto io

che l’infinito trascina tremante

nella percezione della bellezza.

Posami in una fresca cascata,

nel fragore dell’uragano e dammi pace

nel diradarsi di fragili nuvole bianche.

Confondimi alla sonorità della terra

nel pacificato spartito della melodia,

al musicale dialogo che s’acqueta

dopo aver pianto nel respiro del vento.

Prendi  la mia poesia che con te vive;

Nel finito universo senza eco

 siano fresche note le parole,

la tua voce immortale. Ti ascolto

…e mi si ferma il cuore.

Marisa Cossu

Su questa poesia

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libri1[1]

Cammino adolescente

su questa poesia

e  ripercorro i passi,

i pensieri della notte

che veniva  al mio cuore

agitato dalla vita scoperta,

dall’ansia d’incontrarla

e vedere dove esistono

le parole del futuro,

dove sono scritte,

da quale pagina

ogni lettera scomparsa

torna al suo senso,

un prato per volare

con la pagina d’ incantata

giovinezza.

E tu eri già nei versi

e con me venivi nel vago

componimento del tempo,

nell’antica metrica infallibile,

lontana come il poema

che dentro cantava l’amore,

ricerca indistinta di te,

voglia di sorprendermi

quando la luna va a dormire

dietro la montagna;

 pensare di abbracciare

l’alba della vita,

imprimerla nel mio foglio

in modo indelebile,

lasciarmi un giorno confortare

dall’adolescente poeta

che ancora mi danza in petto

e accende speranze

mentre si fa sera.

 Marisa Cossu

Intorno

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Quale strano vento

agiti in me,

soffi e vai dove vuoi

nel mondo di un sospiro,

ti catturo

in un reticolo di sogni

e intorno al tuo animo

mi aggiro

perché tu non mi sfugga;

una cortina di rose

innalzo

sui tuoi pensieri

perché tu mi ami.

Ogni giorno

sorprendo il tuo cuore

fuggitivo e vago,

lo lego con i fili

dei miei capelli

in modo che tu mi ami

sia pure

con un solo soffio

del tuo strano vento.

© Marisa Cossu

ABBRACCIO

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Frida-Kahlo-Amoroso-abbraccio-universo-dettaglio[1]

Frida Kahlo, L’abbraccio amoroso dell’ universo, 1949

L’ abbraccio infinito dell’ Universo

circonda la terra in mani grandi

dove ogni cosa nasce, si trasforma

e si spegne nel rito del ritorno.

Ci sono uomini, alberi e pianeti,

città di pietra, nel vasto mistero

che stringe l’ invisibile al visibile,

cosciente amplesso del dolore eterno,

presenza della vita e della morte;

ma brucia in  un grumo di sangue,

in un piccolo cuore pulsante,

il centro amoroso dell’abbraccio,

nella notte trafitto da un unico grido

dove gli opposti hanno la stessa voce,

sono la stessa semplice cosa,

costretti alla comune essenza

nell’accogliente ventre della terra.

© Marisa Cossu

Prende forma talvolta…

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Bernardino Loschi, Il Trionfo del Tempo, 1446

Bernardino Loschi, Il Trionfo del Tempo, 1446

Prende forma talvolta la memoria,

la coscienza del tempo già goduto,

l’illuminante lampo di una storia,

l’emozione di un attimo vissuto.

E mi sorprende la spontanea immagine

venuta da un’antica dimensione

dalla fugace, intima vertigine

che improvvisa rinnova la passione.

Il tempo non esiste se la mente

ha coscienza del flusso della vita,

se tutto si ripete nel presente;

la memoria disvela l’assopita

ragione in ceneri ormai spente;

un colpo al cuore presto la riaccende.

ARITMIA – Premio letterario “Albero Andronico”-

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Premio letterario Albero Andronico, Sala della Protomoteca in Campidoglio, Roma, 3 Aprile 2015 Protomoteca in Campidoglio, Roma,

Premio letterario “Albero Andronico”, Sala della Protomoteca in Campidoglio, Roma, 3 Aprile 2015

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Aritmia

Da questi palpiti incalzanti

del cuore e delle vene,

dal dolore del petto e delle braccia,

stasera sfido il varco della morte

la soglia che mi chiama dal mio giorno.

In me suonano i tamburi della foresta,

sibilano le canne scosse

da un forte vento;

sulle sponde infuria la burrasca.

stridono i gabbiani impazziti

fuori e dentro me.

Perché gemono

milioni di ombre sofferenti,

gettano il lacerante urlo

alla pareti, nell’armadio,

aggrappate all’albero

adombrato dalla finestra…

perché l’assassino perseguita

la mia stanchezza

con luci intermittenti

e disarmonici suoni…

Vorrei cadere in un silenzio

più profondo del mare

per non sentire la tenace voce

della cosa che mi trattiene.

Non è solitudine più vasta

dell’immenso, consapevole addio.

Vorrei chiudere gli occhi nel silenzio,

che cessi il rumore del mio petto,

che salga in me la calma,

il sonno, la luce di un mattino

mai vissuto.

(Poesia inedita di Marisa Cossu, presente nell’Antologia pubblicata da “Albero Andronico”)

…E Buona Pasqua a tutti gli amici lettori e visitatori del mio blog!