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CERTEZZE

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Incertezza

Certezze

 E non trovo certezze

nelle tracce dell’essere esistito,

né l’esistente dall’umano volto

giustifica il mistero

degli albori nascenti e della fine;

resiste un grande vuoto da colmare

con parole leggere,

senza peso sulle mie spalle d’ossa

e sull’ombra piantata nella terra

dove, impotente, il sogno

tenta il volo per l’infinita volta;

e  ripiega nel nulla,

vi ricade senza sapere mai

dove splenda sapienza

che illumini di vero la ragione.

Marisa Cossu

 

 

Malessere

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Sonetto

ABAB ABAB CDE EDC

Con quale forza ti costringe il male

che sugge il sangue, avvelena e mai tace

ferma il moto dell’anima vitale

ed imprigiona dove non c’è pace.

 

L’inferno brucia e l’alto grido sale

dal balbettio dell’ essere incapace

di liberare dalla pece l’ale

avvinte da un malessere tenace.

 

E mi ribello al male che ti afferra,

sento la colpa invadermi le vene

 e temo di lasciarti perso e solo

 

dove per te e per altri non c’è volo,

in un distratto mondo tra le pene

del disperso non luogo della terra.

Marisa Cossu

E non trovo

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E non trovo certezze

nelle tracce dell’essere esistito,

né l’esistente dall’umano volto

giustifica il mistero

degli albori del tempo e della fine;

soltanto un grande vuoto da colmare

con parole leggere,

senza peso sulle mie spalle d’ossa

e sull’ombra piantata nella terra

dove, impotente, il sogno

tenta il volo per la volta infinita;

poi ripiega nel nulla,

vi ricade senza sapere mai

dove splenda bellezza

che illumini di vero la ragione.

Marisa Cossu

Verità

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Quadro  (allo specchio)

 

Disegnavi con le mani

le tue parole,

i pensieri volavano lievi,

come ali d’uccello

discorrevano sulle labbra

in versi brevi.

 

E sorridevi con gli occhi,

con il corpo illuminato

dall’interno splendore

della tua intima verità,

io già ombra del vissuto

abbandonato alla sera.

 

Non appariva immagine

di forme, linee o punti,

sospesi ai fili delle dita,

destavi senza voce

dal nascondiglio

del tuo essere esistito,

il desiderio di possederti

bene infinito e nudo.

 

Oh divina presenza,

all’apparire ti mostravi vera,

l’essere nell’assenza nascondevi.

Nel divenire incerto della vita,

la mia ombra sbiadiva con la sera

e a me l’avaro tempo ti rubava.

Marisa Cossu

 

 

 

Alcune riflessioni intorno alla Poesia

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Leggo sempre con vivo interesse i post in cui i poeti e i critici letterari, scrivono di poetica  e di Poesia. Trovo che, nonostante troppe parole siano state spese sulle grammatiche e le metriche di questo fatto cognitivo e spirituale, non sapremo mai definire e descrivere la Poesia, né entrare nel luogo in cui si celebrano i suoi misteriosi fasti.

Penso che la Poesia sia come l’ESSERE teorizzato da Heidegger. si cela nel suo nascondiglio e ci fa sentire la sua mancanza, ci fa soffrire l'”assenza” mediante immagini di sé soggette alla percezione sensibile. Esse sono gli alfieri di qualcosa che non afferriamo del tutto, ma che ci lasciano intuire l’oltre e l’infinito, i sintomi,  le costanti, le ragioni, quasi una prima manifestazione di un’assoluta bellezza.

In queste manifestazioni dell’essere Poesia, il poeta percepisce la dannazione di dover sempre ricercare all’interno di sé, ciò che nell’Arte è spirituale e infinito e che fuori di sé è immagine.

La creazione è un perpetuo divenire: l’essere, la Poesia, in questa mia semplice riflessione, lascia che l’accaduto si sussegua nel tempo senza sussistere e che l’esistente sia quasi inconsapevole della sua matrice.

Il suo scopo è quello di motivare necessariamente il poeta a ricercare i sintomi dell’estetico, mentre dal suo nascondimento la poesia disegna il divenire possibile. Nessun artista, nell’accingersi all’opera, sa compiutamente ciò che riuscirà a rappresentare e a significare con il proprio originale impegno.

Nessuno sa come si fa la Poesia. Nessuno sa che cosa sia.

Marisa Cossu

Tronco

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Nel ventre di un tronco cavo,

tra le nere scorze d’un albero

dilaniato da pallida luna,

piange di solitudine

il poeta inconsapevole

racchiuso in me,

uscito dal suo libro

in parole di vento

adombrate da tremuli rami.

Così, io vivo nella notte

ripiegato nel rifugio più adatto a me;

lo riempio del mio essere albero,

del mio essere tutto,

creatura ferita,

bruciata da un fascio di luce,

un soffio di vita venuto in silenzio

sul tronco di vita che resta.

©Marisa Cossu