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Cammina il tempo

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Cammina il tempo

( sonetto )

ABAB ABAB CDE EDC

 

Cammina il tempo, né mai si riposa.

Il mondo muta, tutto giunge a quiete,

cadono stelle e l’ombra di ogni cosa

segue la scia di flebili comete;

 

trascolorano i cieli in silenziosa

concava notte dove senza rete

affonda l’esistenza già corrosa

e si discioglie in lacrime segrete.

 

Dove sarà la trepida speranza,

avrà pietà l’Eterno che ci attende

nell’infinita vastità del cielo;

 

ma non vedremo che in un tenue velo

la luce che per noi qualcuno accende

da quella insuperabile distanza.

Marisa Cossu

 

Mistero

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Matisse, Viso senza volto

 

 

Si scioglie l’infinito nelle cose

lasciando segni e impronte dell’eterno

su inerti forme dal tempo corrose.

 

Germina un seme come pura essenza

e il resto giace sotto il nero verno

regolatore di nuova presenza.

 

Nel rinnovare ancora l’esistente

naviga in un non luogo anche il pensiero

per silenziose nubi in mezzo al niente

e l’utopia si annida nel mistero.

Marisa Cossu

ECCO IL MIO CIELO

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Cielo stellato

Ecco il mio cielo

 

Ecco il mio cielo pieno di mistero:

m’incanta se rimiro ad occhi chiusi

quell’infinito che si muove intero

 

e ruota intorno all’asse mio segreto

tra gli intimi pensieri mai conclusi

che sempre in solitudine ripeto.

 

Io, minima particola di eterno,

polvere di una stella che s’invola,

vorrei tornare a quel seno materno

che tutto abbraccia in una volta sola.

Marisa Cossu

Ora che il tempo

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Ora che il tempo inaridisce e gela

anche il soffio di un alito sul vetro

dalla finestra guardo naufragare

la vita già vissuta come l’onda

che sulla riva opposta si allontana,

mentre, tra i resti delle cose amate,

si adagia il mio pensiero e stanco sfoglia

il libro del mio vano divenire;

marino incanto che spumeggia e lotta

tra i venti e le tempeste,

campo di pane che alla trebbia piega

le spighe al suolo scuro.

Quando l’Estate macinava il grano

ero un uccello libero nel volo,

che di gazzarre poi faceva nido;

sempre quelle domande all’infinito:

dove va il vento, dove quel confine

che con un freddo brivido m’inquieta;

chi taglia i rami alle morte stagioni,

chi dell’Eterno svela il volto buono.

E domandavo alle notturne stelle

se l’attimo fuggente

sarebbe ritornato come allora

a parlarmi d’immenso;

ma passa il tempo. Dove va la vita

mentre di sabbia e pioggia ricoperti,

chiediamo in elemosina una luce

che ci consoli e ci ridoni amore.

Marisa Cossu

 

Il cerchio magico

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Lucio Fontana, “Venezie”, 1961

Siede il tempo e riposa

sull’indurita pietra dove eterna

trascorre l’ombra che silente pesa,

seguendoti non vista, passo passo,

il fuggevole tempo di ogni cosa.

Sazia di vita e stanca

ritorna l’ombra grigia nell’attesa,

il fine appresta di colui che corre

senza fermarsi, ignaro

del segno circoscritto al suo cammino,

magico cerchio, limite ignorato

nella corsa dei giorni all’infinito.

Il tempo annoda i fili del destino

nel curvilineo spazio del tuo vuoto

ed è misura, calcolo inventato.

Finge d’essere vita anche l’inganno

pulsante con il dubbio

nell’antica caverna del pensiero:

tu non saprai se l’esistente è vero

o immagine creata dalla mente.

Marisa Cossu