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LA CORSA

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La corsa

(sonetto shakespeariano)

 

Conta le stelle l’uomo in un sospiro:

qualcuna si è dispersa in un altrove;

a mille a mille, in curvilineo giro,

vanno verso la forza che le muove.

 

Si manifesta in tremule fiammelle

la via di tutto ciò che intorno esiste

per navigare verso ignote stelle

che da nessuno sono state viste.

 

È destino inspiegabile l’ardire

della suprema corsa che s’arresta

in uno spazio oscuro, per scoprire

dove il seme mortale alfin s’innesta.

 

Eppure quell’ azzardo mai finisce,

ma delle stelle l’uomo si stupisce.

Marisa Cossu

 

 

La corsa

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Picsart

 

Nutrito dall’orgoglio e dalla fede

abita l’uomo nella propria vita

rubando il tempo su per la salita

di un aspro monte dove non si avvede

 

dell’ombra scura che lenta procede

alle sue spalle: con le lunghe dita

a lui ghermisce il sole, poi sopita,

attende di rincorrere le prede

 

allorché stanche, illuse e affaticate,

ai lembi di un approdo di confine

cercano ancora l’isola promessa;

 

ma ormai la forza non è più la stessa,

tutto si volge al medesimo fine,

e le certezze appaiono infondate;

 

 altrove, reclinate

in un vano mistero sconosciuto,

dormono le ragioni del vissuto.

Marisa Cossu

Il filo d’erba

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Dalla fessura aperta tra le zolle

esile filo d’erba, cercando il sole

tra le pietre appari del durevole

tempo di neve e gelo

e nasci unico e solo dalla terra.

Si tinge il campo della forza verde

che fuori ti sospinge

perché tu spieghi il senso della vita

e della tua prigione,

del ritorno del tempo nel suo flusso

di morte e vita senza una ragione.

 

L’apparente mistero ora m’inquieta

quando nell’erba leggo l’io profondo

della città deserta del dolore

filo verde d’attesa

nuova speme da compiere vivendo

nella vasta ferita dove il tempo

pesa la sua misura di fatica

appare eterno e come stella muore.

Marisa Cossu

L’incantesimo del vuoto

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Incantesimo del vuoto,

leggerezza sublime del non esserci,

restare in opposti confini

dove l’amore si annulla nel silenzio

e i pensieri cadono irrealizzati

in isolate stanze di sole.

Quale grave forza del vuoto

nel suo vortice necessario

depone la paura del vivere,

quale menzogna pervade

le radici dell’ansiosa realtà.

Quale vita è questa

che ruba il tempo,

quale incantesimo è questo

che solleva il dolore

e lo lenisce nell’imbuto del vuoto.

©Marisa Cossu