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Cerco te

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arlecchino2006[1]

Barbara Missana, Arlequin, 2012

Tra le cose perdute

o nel lento disfarsi di una rosa,

nei tesori d’argento incatenati

al percorso del vento,

nella tenera ombra di un’immagine

che ancora colpisce l’anima,

io cerco te, mio fuoco incandescente;

tra le rovine del cuore,

nella follia che cancella la luna,

e come una colomba di Magritte,

posa il vuoto di nuvola sulla mano;

cerco te, che versi la tua assenza

nelle ore di solitudine

e mi rechi i ritorni senza fermarti

in un refolo di maestrale,

affinché io continui a cercarti

nell’incerto sogno della vita.

Marisa Cossu

Fuoco

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fuoco2[1]

Un caldo fuoco ora incendia

il piccolo paese del mio cuore:

ardono foglie e rami inerti,

alberi contorti e stupefatti,

bruciano i mattoni delle case,

si sciolgono anime di metallo.

Il mio rifugio è nella rimozione

 di questo tempo folle:

 cascate spumeggianti,

fresca sorgente che non so trovare.

E non ha tregua il divenire incerto

delle emozioni, la  fuga da me stessa,

dal fuoco che mi assale

e mi lambisce fino a farmi male.

Eclissi

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Eclissi solare-20 marzo-2015

Eclissi solare-20 marzo-2015

Ora ti offuschi come sole

in un cono di immensa rotondità;

volo per bruciarmi le ali

al fuoco originario della vita;

ma un lampo ramifica il sereno

di rossa elettricità,

paura  delle ore oscurate a un tratto

da un’eclissi interiore

senza rifugio, nella dispersione

del mio essere cosa;

vibrano voci di pensieri caduti

nello sciame di polvere stellare.

Pesa la memoria di luce

quando il cuore sparisce in una falce

di rimpianto e tu sei evanescente

come corona d’oro che scompare.

Inferno

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Minotauromachia-Picasso[1]

Pablo Picasso, Minotauromachia 1935

Molti pensano all’Inferno come ad una città di fuoco

che mai conosceranno tra i tanti paesi irraggiungibili

e anch’io riesco a vedere il male solo fuori di me

nel ferro e nelle rovine di una estranea violenza;

ma l’Inferno è dentro, nel groviglio delle emozioni,

nella colpa personale da scontare con la vita;

non potrò perdonarmi se non nella paura di me stessa

nel trasparente imbuto dell’essere non vista nel silenzio

di solitarie navigazioni in un vuoto d’aria.

La mia dolente città si popola di ombre indifferenti

nei vasi comunicanti di una estranea comunicazione

e scende in me con i voraci mostri del panico;

di notte scava nel mio sangue l’uccello nero d’ansia

e solo all’alba vola da una finestra aperta.

Il fuoco della poesia

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persistenza-della-memoria_persistence-of-memory[1] (2)

S. Dalì. La persistenza della memoria,1931

 Viene l’inverno,

 tempo del canto

bruciato dal fuoco,

di parole come scintille;

la vita intanto siede al caminetto

e si riscalda perchè il gelo non stringa

 nella morsa crudele  la più segreta musica.

 Trame di vento rubano emozioni alla fonte del suono;

ma la voce arde ancora nel sonno del pensiero,

dorme lieve nell’ assopito respiro della terra.

Sale l’acre profumo di un roveto ardente

e si scioglie nell’ aria con la prima neve.

La casa rosa

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imagesF0BBC44N( Joan Mirò, Costellazioni)

 

Vedi la casa rosa sugli scogli

presso la riva scura battuta dalle onde,

è simile a una nave con i segnali

accesi di una rossa fiamma,

dalle finestre aperte

nel notturno trascorrere dell’ aria

umida e calda della sera estiva.

Accendi un fuoco tra le rocce nere

penetrate dal mare dove lascia un ricamo,

un merletto di sale,

negli anfratti sabbiosi e si ritrae

per bagnare altre sponde…

Trema ancora quel fuoco nel ricordo,

le stagioni si sciolgono nel tempo:

tu sosti tra le alghe

ammassate dal soffio del maestrale

nelle concave anse;

io sono qui com’ ero

e tu mi cingi tenero la vita;

con lo sguardo seguiamo affascinati

il leggero vascello

partito senza noi verso la luna.