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LA TEMPESTA

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La tempesta

( Rondò)

 

 

Non la notte stellata mi sorprende

ma del Giorgione quella gran tempesta

che scoppia sulle case e poi s’accende

nel lampeggiante guizzo che s’appresta

 

sul paesaggio e l’uomo, mentre a festa

celebra le faccende quotidiane

e, indifferente al grigio auspicio, resta

in quel mistero di sembianze vane.

 

La storia passa per stagioni arcane

nella città silente: ore dipinte

in tetti, archi, rovine più lontane,

fitto il fogliame in rugginose tinte;

 

irrompe intanto il lampo tra le quinte

e del mistero spiega la ragione

che più m’inquieta: ora sono vinte

le umane forze, giunte a soluzione

 

le domande sul senso, l’emozione

mancante per l’accendersi del tuono,

indifferenza o incuria, sensazione

d’umano orgoglio dell’essere mai prono.

 

Quale distanza tra il sentire e il dono

dell’armonia che spiega la pochezza

di quel che siamo quando giunge il Trono:

sogni noi siamo pieni d’incertezza.

Marisa Cossu

Mistero

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Matisse, Viso senza volto

 

 

Si scioglie l’infinito nelle cose

lasciando segni e impronte dell’eterno

su inerti forme dal tempo corrose.

 

Germina un seme come pura essenza

e il resto giace sotto il nero verno

regolatore di nuova presenza.

 

Nel rinnovare ancora l’esistente

naviga in un non luogo anche il pensiero

per silenziose nubi in mezzo al niente

e l’utopia si annida nel mistero.

Marisa Cossu

CONOSCENZA

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17- The Stone

Barbara Missana, The stone

 

 

Di conoscenza l’uomo varca il regno

alla grande scoperta del sapere

e indaga nel mistero con l’ingegno

dove l’amore genera il volere.

 

Sol “chi ama conosce”, questo è il pegno

di chi si affanna per poter vedere

l’essenza delle cose e sfiora il segno

dell’infinito bene, nelle sfere

 

del ritmico ingranaggio cuore-mente

dove nascono idee, sensi e passioni

che non capiamo. E ci sentiamo persi,

 

soli e smarriti, dal vuoto sommersi

tra i poli opposti di forti emozioni,

ma nulla noi vediamo chiaramente.

Marisa Cossu

 

ECCO IL MIO CIELO

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Cielo stellato

Ecco il mio cielo

 

Ecco il mio cielo pieno di mistero:

m’incanta se rimiro ad occhi chiusi

quell’infinito che si muove intero

 

e ruota intorno all’asse mio segreto

tra gli intimi pensieri mai conclusi

che sempre in solitudine ripeto.

 

Io, minima particola di eterno,

polvere di una stella che s’invola,

vorrei tornare a quel seno materno

che tutto abbraccia in una volta sola.

Marisa Cossu

La goccia

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Claude Monet, Marine,”Pourville”,,1881

 

 

 

  Si sente una goccia di pioggia

  che scava

  e scivola lenta, si poggia

  sull’anima triste, la lava

  e fresca si scioglie

 

  in un rivolo azzurro di mare;

  richiama

  le vuote conchiglie a cantare

  insieme a ogni vita che ama,

  mistero riunito

 

  nei vuoti riempiti dal vento

  di nulla,

  di sabbia che un solo momento

  resiste alla forza che annulla

  nel tempo l’amore.

Marisa cossu

 

 

E non trovo

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E non trovo certezze

nelle tracce dell’essere esistito,

né l’esistente dall’umano volto

giustifica il mistero

degli albori del tempo e della fine;

soltanto un grande vuoto da colmare

con parole leggere,

senza peso sulle mie spalle d’ossa

e sull’ombra piantata nella terra

dove, impotente, il sogno

tenta il volo per la volta infinita;

poi ripiega nel nulla,

vi ricade senza sapere mai

dove splenda bellezza

che illumini di vero la ragione.

Marisa Cossu

Il filo d’erba

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Dalla fessura aperta tra le zolle

esile filo d’erba, cercando il sole

tra le pietre appari del durevole

tempo di neve e gelo

e nasci unico e solo dalla terra.

Si tinge il campo della forza verde

che fuori ti sospinge

perché tu spieghi il senso della vita

e della tua prigione,

del ritorno del tempo nel suo flusso

di morte e vita senza una ragione.

 

L’apparente mistero ora m’inquieta

quando nell’erba leggo l’io profondo

della città deserta del dolore

filo verde d’attesa

nuova speme da compiere vivendo

nella vasta ferita dove il tempo

pesa la sua misura di fatica

appare eterno e come stella muore.

Marisa Cossu

Memoria

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R. Magritte, La prova del sonno, 1926-27

 

La sera cancella il giorno dal tuo voto,

lo confonde alla nebbia azzurrata,

vela i tuoi occhi già sereni

e nasce da un miraggio la memoria

di te che torni su un viale di sole,

venuto per salutarci da un mistero

sommerso, che non consola, brucia.

Marisa Cossu

Com’è dolce

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Claaude Monet, Soleil levant, 1872

Com’è dolce lasciarsi trascinare

sull’onda dell’ignoto divenire,

come legno leggero in mezzo al mare

che poi si culla prima di svanire.

 

Del futuro bruciare solo l’attimo

fuggente nel trascorrere del giorno

e lasciare la pena in fondo all’animo,

nel sottosuolo di mistero adorno

 

che smemora la vita già accaduta,

le toglie il peso greve del timore,

ne allontana il possibile ritorno.

 

In altra solitudine vissuta

infine tace ogni parola intorno

e nel silenzio cade già il dolore.

©Marisa Cossu

 

Poesia

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Nell’infinito vagano le stelle…

 

 

Nell’infinito vagano le stelle

lievi segni descritti dalla notte,

strie di vascelli erranti

che vivono d’amore nell’incanto

della volta celeste e delle onde

dove la solitudine è più nuda.

Trascendentale, timida compagna

in quest’ora tu posi sulla fronte

le parole segrete, i suoni rari

che non trovo tra gli altri e mi consoli

mentre mi resti accanto e di te nutri

l’animo mio  e il canto con te rechi

oltre la notte, oltre il nuovo giorno.

Solo con te io  varcherò il confine

dove sono gli opposti delle cose

e li vedrò con lucida chiarezza

per l’unico mistero che li spiega.

©Marisa Cossu