Archivi tag: parola

POESIA

Standard

538-poe[1]

 

 

 

Oh, miele amato, suono che consola,

nei granelli di sabbia ti nascondi,

ai fili d’erba nuova ti confondi

e ti riveli solo se cercata.

 

Tu, dolce canto sei nuova parola

nell’interiore spazio dove effondi

la tua bellezza da lontani mondi;

forse utopia, illusione destinata

 

ad un estraneo nulla, ma salvata

chimera da chi t’ama, da chi vede

nell’ombra l’infinito, e forte chiede

che dalle Muse tu venga baciata.

Solo l’amore muove in alto il canto,

la sua carezza poi addolcisce il pianto.

Marisa Cossu

A VOLTE

Standard

21.Sera-dinverno-e1442506867551[1]

Enrico Ganz, Sera d’inverno

A volte

 

A volte trovo pace in una zona

dove a me stessa parlo e, come nuda,

dal più profondo la parola suona

 

povera ed essenziale, spesso cruda,

nel dichiarare ciò che altrove è vano,

con la forza discreta di acqua pura.

 

È la voce che canta senza orpelli

la verità dell’essere, cercata

nel seno di quell’eco che, spogliata,

leggera sale e canta con gli uccelli.

Marisa Cossu

 

Memoria persa (2)

Standard

Created using eddy's pixelmaxx

Frida Kahalo, Le due Frida 1936

 

 

Pane dorato, franto da una lama

di sole, ultimo raggio, è il volto tuo

 dai solchi della trebbia

 segnato ed appassito

 mentre crescevo, esile spiga d’oro,

sotto il tuo sguardo mite;

ma il grano muta in pane,

 in te si chiude di parola il suono;

negli occhi laghi di umido smeraldo,

dove i pensieri e la memoria persa

nei lembi della sera hanno dimora.

Il tuo viso di terra nutre ancora

la mia anima e il corpo:

 impallidiscono i confini noti;

il vento soffia le morte stagioni,

 scaglie impalpabili del tuo perderti

vanno lontano, lievi,

forse in un gioco d’ombra

dove ti seguo muta a poco a poco.

Ti sono madre nella triste pena,

fantasma d’espiazione,

e ti assecondo in questo strano vuoto.

Marisa Cossu

 

Il silenzio

Standard

guttuso-61

R. Guttuso, Mimise che dorme, 1941

Il silenzio genera l’invisibile.

I pensieri prendono forma,

le cose respirano, si animano,

sussurrano il proprio nome,

emergono dall’ombra

e, come stelle fisse,

splendono di luce propria.

Volano nella stanza

le lievi sostanze mai viste,

entrano nel vasto abisso dell’io,

vivono, si nutrono di solitudine

prima che il segno diventi parola,

la parola che scrivo, che sento,

l’unica traccia d’amore.

Marisa Cossu

Se ne va

Standard

50f4d1a7cd9424ebf5fb7951f3e77fbf4c52d1ee5fccf[1]

U. Tozzi, Temporale estivo

Se ne va col temporale

l’incantato stordimento dell’estate,

culmina in un tuono inaspettato

e resta l’umido odore della pioggia

in rigagnoli di schiuma

presso i margini dei pini.

Ancora vive il ricordo

dei lunghi giorni di luce

mentre il tempo abbraccia le ore,

allunga mobili ombre

e incide sulla terra

la sua ultima parola.

Marisa Cossu

Il silenzio

Standard

aforismi-vgoghstileape-620x330[1]

Il silenzio genera l’invisibile;

i pensieri prendono forma,

le cose respirano, si animano,

sussurrano il proprio nome,

si nutrono di solitudine,

emergono dalla memoria

e come stelle fisse

splendono di luce propria.

Nell’infinito volteggia

la lieve sostanza sospesa

della coscienza sommersa;

entra nell’abisso muto dell’io,

dove l’ignoto mai visto si svela

prima che il segno diventi parola,

la parola che scrivo, che sento;

una flebile traccia d’amore.

Marisa Cossu

Finirà il mio tempo

Standard

DE CHIRICO L'ENIGMA 6[1]

DE Chirico, L’enigma dell’ora, 1911

Finirà il mio tempo

in una qualsiasi ora

battuta dall’orologio della piazza.

Tra i veli bianchi della fontana

 starò a guardare

come svolge il suo compito

l’ombra che accoglie

la mia voglia di sapere

quale parola immortale

potrei scrivere,

che non abbia da altri udita,

nell’attimo più breve,

mentre guardo negli occhi la mia umanità

e la mia essenza entra silenziosa

in quel che resta del tempo.

© Marisa Cossu

Messaggio

Standard

Alex Ruiz, Notte stellata di Van Gogh, opera d' arte digitale

Alex Ruiz, Notte stellata di Van Gogh, opera d’ arte digitale

 

E se fossi io stessa

messaggio, segno,

squarcio dell’ universo

che a tutti comunica qualcosa;

se anch’ io brillassi,

isola lontana,

per svelarmi stella

senso e parte del còsmo;

e se fossi parola di comete

nella magia di una notte stellata

e mezzo inconsapevole

dei suoni e degli annunci,

delle domande di terre e cieli

che contengono il mondo,

della cosmogonìa del pieno e  vuoto,

della  materia e del suo segno opposto;

e tutto fosse, infine,

coscienza immersa nel flusso della vita,

ed io non fossi sola a contemplare

la rete di risposte venute dal mistero;

se potessi capire, ricordare,

e poi dimenticare,

dissolvermi nella marea sublime

dei messaggi in cui tutto è spiegato,

voce io stessa e semplice parola.

 

 

UOMO

Standard

R. Magritte, Figlio dell' uomo 1964

R. Magritte, Figlio dell’ uomo 1964

UOMO

pieno di nulla

del vuoto di te stesso

 presenza muscolare

 ricolma di rumore

di apparenza

tu vivi

OMBRA

fatta di fango

  riflesso di specchio

trafitto dalla lama

del messaggio

stellare

 CERCHI

il tuo vero volto

tra l’ estranea folla

 cembalo scartato e solo

dall’ abisso distante

chiami la vita

un nome

una

PAROLA