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Veglio stasera

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Immagine (blingee).gifVeglio stasera

Ora veglio i tuoi occhi addormentati,

gli sparsi capelli di seta chiara

sul morbido guanciale,

la piega più serena delle labbra

e il respiro che elevi,

dolce e impercettibile,

profumato di baci.

Siede silente, tra di noi la notte

vigila il nostro sogno d’infinito,

Regina incoronata di alme stelle,

giace nel caldo trono e ci contiene;

ci avvolge quando sale

lo spento brontolio del temporale

che s’annuvola altrove,

e il vento geme in un suono di pianto

tra dimenticati rami di bosco,

dove finisce amore:

scorre un fiume sui sassi levigati

dalla tenera forza di memoria

per versarsi in un canto

che sospira il rimpianto.

Entra dalla finestra la Regina

imbiancata dalla pallida luna

e ci regala il senso del domani,

quando saremo soli

e il trono fuggirà dalle tue mani;

prepara un altro trono,

siede tra nuovi amanti,

trama altra vita e scrive nuove veglie.

Per noi soltanto il giorno sarà vero.

Marisa Cossu

 

Veglio stasera

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Helena Nelson-Red, pittrice contemporanea americana

Veglio stasera.

Veglio i tuoi occhi addormentati,

i tuoi capelli di seta chiara,

la piega serena delle labbra

e il respiro che levi

dolce e impercettibile

profumato dall’ultimo bacio.

Silenziosa la notte siede

tra il nostro sogno e l’infinito,

regina incoronata di stelle,

sull’ampio trono che ci contiene.

Com’è vaga l’immensa profondità

che ci avvolge quando intorno sale

il lieve brontolio del temporale

che altrove s’annuvola,

e il vento geme in un suono di pianto

tra i rami di un bosco dimenticato.

Scorre il fiume delle emozioni

sui  sassi levigati dal tempo

con tenera forza di memoria

per versarsi in un canto

di fresche acque biancheggianti,

dove s’insinua in un’ansa smarrita

e danzano esili canne curvate dal vento.

L’Estate entra dalla finestra

in un ricordo di luna chiara

… e com’è chiaro lo sguardo

che immagino sul mio corpo

in quest’ora di veglia!

Invento gesti di tenerezza

per il domani;  e saremo soli:

quando il trono scompare,

la regina prepara un’altra notte,

siede tra altri amanti,

trama altri sogni, nuove veglie.

Per noi soltanto il giorno sarà vero.

Marisa Cossu

Mi canta in petto

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Mi canta in petto talvolta

una canzone di meraviglia

per la lucertola addormentata

su un muretto di pietra

dove l’edera verde infittisce

un arabesco di foglie e rami

in un quadro di primo sole;

sopra un sasso glabro una lumaca

ricama un recinto di bava,

si racchiude nel segno lucente,

come pietra infissa nella terra,

si risveglia dal  sonno involontario.

Una scia di formiche nere da ore

percorre la stessa strada, una fila

impegnata nel compito della vita,

e tutto è fermo con il mio respiro.

Un piccolo uccello si alza in volo

ma non so dove vada, dove lo guidi

la ricerca dell’ istintiva felicità.

©Marisa Cossu

L’allodola

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Cappellaccia_volo[1]

Già l’allodola canta,

con l’aurora sbiadiscono le stelle,

la luna diafana scompare.

E appare l’alba

con il canto salita dai campi

dove cresce il grano,

ma subito lontana, un frullo d’ali,

un lieve soffio al limite del giorno.

Così fugace è il canto,

la carezza sui corpi abbandonati

nell’ultimo respiro della notte,

la materia sospesa nel silenzio violato

di un fuggevole amore, evanescente eco

di una voce che si perde lontano;

ma noi la tratteniamo,

ancora per un poco, con lunghi abbracci,

nel nido di una dolce aurora

solo da noi creata.

                                                                             © Marisa Cossu

Estate

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E. Hopper, Stanze sul mare, Realismo americano, Art print

Ed è di nuovo estate …

l’afa entra dalle finestre,

urlano all’approdo sirene di navi,

odore di risacca, rumori della città,

la frenata di un’auto sotto casa,

il ventilatore che gira

su qualcuno che non c’è,

la mia scrivania con i fiori appassiti,

un nastro di polvere posato sui libri,

l’inizio di un quadro incompiuto

nei confini di una tela bianca,

un ritratto appena abbozzato,

un ricordo di quella che ero,

una biro su un foglio di carta,

la mia bocca senza respiro;

senza vento nulla che si muova,

le pareti con una traccia di sole,

l’unica cosa che viva.

© Marisa Cossu

 

Segmenti

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G. Braque, Uccelli 1958

 

 

Cela il tempo

le membra polverose

in urne di memoria,

negli anfratti del cuore,

in muri d’ombra,

segmenti di vita

pensieri persi

forse uccelli volati

nel soffio di un respiro

e mai più ritornati.

 Marisa Cossu