Nel ventre di un tronco cavo,
tra le nere scorze d’un albero
dilaniato da pallida luna,
piange di solitudine
il poeta inconsapevole
racchiuso in me,
uscito dal suo libro
in parole di vento
adombrate da tremuli rami.
Così, io vivo nella notte
ripiegato nel rifugio più adatto a me;
lo riempio del mio essere albero,
del mio essere tutto,
creatura ferita,
bruciata da un fascio di luce,
un soffio di vita venuto in silenzio
sul tronco di vita che resta.
©Marisa Cossu
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