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Forse nulla conosco

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ilsegretodoppio[1]
Magritte, Il segreto doppio

 

Forse nulla conosco

del mondo naturale e artificiale

se in greve oscurità sempre mi perdo

tra sentimenti che mi fanno male;

pur se gioiosi, intorno li disperdo.

Occulto la mia pena all’altrui sguardo,

racchiuso nel mio tronco, più non trovo

voce che della vita a me ragioni,

né segno di bellezza che consoli;

rimiro una  fuggevole presenza,

ma l’occhio muta ciò che nella mente

si forma come icona di un’idea.

In grande dubbio poi consumo i giorni,

i mesi, le stagioni:

è più sicuro un giunco del mio cuore

quando lo flette il dondolio del vento.

Così restano beni inconoscibili

le luci accese su lontani porti,

le verità descritte dai sapienti.

Anche l’amore perde le parole

e insieme a me si oscura lentamente.

Marisa Cossu

 

Invisibili

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Magritte-limpero-della-luce[1]

Magritte. L’Impero della luce

Ci sono cose che non vedremo mai.

Ci sono alberi, uomini e città

invisibili, sebbene esistano

in meccanicistiche realtà.

Ci sono uomini e verità

nelle inesplorate cavità

della conoscenza imperfetta,

che non sanno di vivere

e non sanno che noi viviamo.

Ciò che non incontriamo

sullo stesso nastro del tempo

o nelle remote dimensioni

dell’ anima, non ci appartiene

se non nell’egocentrico valore

della contemplazione di noi stessi.

©Marisa Cossu

 

La città si risveglia

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C[1]

La Città Ideale, 1480-1490, attribuito a Piero della Francesca.

La città si risveglia:

rumori di ferro e di motori rompono il giorno.

Mentre ancora la notte si avvolge nel tepore delle coltri.

i vivi camminano su scale mobili,

corrono in fretta, vanno a scuola,

guidano i bus e alzano saracinesche.

I giornali strillano titoli uguali di assolute verità.

È presto per i Palazzi:

il potere attende di spingere i bottoni

ed esce dalla sua tana a sole alto

come un gobbo porta-fortuna

a mostrare le sue banali fattezze umane.

Le strade si riempiono di storie contemporanee;

nell’aria sale l’odore dei caffè.

I morti giacciono in città sepolte nel silenzio,

ma non sono scomparsi nel nulla,

sono tra la gente non visti,

trasparente memoria  del tempo.

I poeti li vedono sui fogli dei libri,

sulle immagini deturpate appese ai muri,

li guardano negli occhi della gente comune

e  Immaginano di identificarsi e di soffrire insieme.

Tutto si muove in questa rumorosa città :

ciascuno deve correre per sempre.

E sarà la notte

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maldive-spiaggia-notte[1]

Quando il mare avrà cantato

tutte le canzoni e le conchiglie

non avranno più voce;

quando gli uccelli avranno smesso

di attraversare l’orizzonte

nella dorata vastità del tramonto;

quando sulla terra gli alberi

avranno perso le foglie

al soffio del vento

ed io sarò l’ultima, tremante,

pronta a volare nel mormorio

di quelle appena ammucchiate

in un vortice d’aria dimenticato;

…E sarà la notte.

Allora l’infinito aprirà le braccia,

mi stringerà a sé, cosa tra cose,

lamento e gioia di un attimo di verità.

E tu dove sarai, in quale gioia

o dolore dovrò cercare la tua forma

perché la tua bellezza ancora riempia

il vuoto scavato dalla notte.

© Marisa Cossu

Virus

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Coda virale e tanto tempo per pensare, tra brividi, incubi, aritmie, assonnate lucidità e sprazzi di vita disegnati sulle pareti dalla febbrile agitazione; nessuna vocazione poetica, nessun pensiero lirico ma un più prosaico abbandono all’apatia.

La verità è che non ho mai sentito la crisi della mia forza e delle mie certezze come in questi giorni: l’incubo della pagina vuota, l’impedimento e l’impotenza a creare, le parole arruffate negli altoforni della mente.

Ho provato la paura e lo smarrimento di non potermi più esprimere, di non poter tornare a casa; vedevo il mio blog impazzito, i post pieni di errori da matita rossa e blu, gli amici distratti e impazienti, i  cosiddetti “poeti laureati” all’attacco della mia fragilità, i verseggiatori all’arma bianca nella virologia del social, i guru incontrastati della penna digitale pronti a rendere le mie Sillogi carta straccia; e poi, concorsi, premi letterari, Antologie, Collane, menestrelli, cantori ed acrobati, editori, come in un film di felliniana memoria.

Si potrebbe pensare ad una febbricitante follia e forse lo è stata; ma ancora si insinua con le sue insopprimibili verità, in questo nuovo ritorno, la percezione di inutilità della parola, del mio inadeguato potere semantico unito allo scarso talento a farmi carico, comunque e dovunque, di un invisibile abisso aperto di fronte alla vacuità della mia presenza nella scrittura e nella vita.

Bellezza

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Lucas_Cranach_Cupido%20e%20Venere[1]                                  Raffaello%20S.Caterina[1]

Lucas Cranach, Cupido e Venere 1530                             Raffaello, S. Caterina D’ Alessandria 1508

 

renoir45[1]Renoir, Girl Braiding  1885

” L’ Arte è amore rivestito di bellezza”( G. Segantini )

” Per dipingere una bella donna, avrei dovuto vedere diverse belle donne…ma poiché se ne vedono così poche…faccio uso di una certa idea che mi viene in mente” ( Raffaello )

 

BELLEZZA

finzione e verità

forma desiderata dalla mente

luce e dubbio nel kosmos di se stessi

IMMAGINE

presenza ed ombra

anelito fuggito dal pensiero

ricerca di valore in ogni essere

VISIONE

miraggio e realtà

salvifico messaggio di speranza

astrazione dal mondo e  pura essenza

FIDUCIA

senza un volto

senza segno dentro e fuori di me.

Così lascio i miei sogni e inseguo la tua voce

che chiama  dagli strati profondi del passato.