![image[1]](https://marisacossu.files.wordpress.com/2016/04/image1.jpg?w=300&h=169)
Paul Gaugoin, Autoritratto, 1893
Non l’inferno m’angustia,
nell’esistenza tenace si annida;
non il buio di mondi sconosciuti,
né il peso di un’eterna notte di pece;
ma che si resti sospesi in un vuoto
e non ci sia mai vera certezza,
che mai si possa conoscere
un barlume di umanità.
Temo che la superbia non possa mai
chiarire il nulla della vita,
che essa sia un vuoto pieno di vuoto
dove pendono tracce, punti e linee,
segni confusi tra l’esistente e l’eterno.
E la luna ci guarda, spegne le cose
senza vederle e continua a splendere
sull’immensa tragedia del male,
sulle desertificate città dell’uomo
dove le croci hanno deposto il carico
di dolore e perso anche i chiodi,
e restano in legni ammucchiati
nell’inutile silenzio dei vivi.
Temo, non ci sia l’uomo dove io cerco
ma una traccia sperduta e spenta
strisciante ai piedi dell’infinito
e, temo, che lentamente con essa
mi stia spegnendo anch’io.
©Marisa Cossu
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