Io sono il fiume scarso,
povero d’acqua,
nato dalle pietre assolate
dell’avara terra del Sud;
scorro per la Gravina
tra nascoste grotte rupestri
e basiliche dipinte sulla roccia.
Non voglio essere altro
da quest’acqua salmastra
sgorgata da un anfratto,
non voglio essere altrove,
accetto che qualcuno
mi nasconda nel tempo
come ruga calcarea.
Ed abito il mio corpo
come l’acqua abita il cuore
della terra e la disseta;
in me ha senso la lotta
del germoglio che non vede la luce,
il gemito del seme soffocato
ancor vivo nel suo grido,
la tristezza dell’albero
privato dei suoi fiori
dall’improvviso gelo
di una notte.
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