La comunicazione globale dell’orrore arriva sui media prima della ragione, prima dell’odore della morte, prima dello stupore e del terrore.
Raggiunge il cellulare e i tablet di bambini e ragazzi come un video-game, entra nelle case, nelle piazze, nei bar, negli ospedali; ovunque l’orrore è un linguaggio che comunica paura, ansia, frustrazione e rabbia.
L’orrore non aspetta risposte, non chiede, non sceglie un interlocutore: è un messaggio di massa, come la morte e la violenza che infligge; annichilisce l’individuo, la sua sicurezza; annebbia il pensiero; scatena emozioni forti di estraneità, di dubbio e di odio non solo verso chi comunica ma anche verso la società che riceve quel messaggio senza poter offrire soluzioni immediate.
Sembra che quel messaggio sia venuto dal nulla…ha padri troppo lontani e complici troppo vicini; e poi candele, fiori, inni, lacrime per l’elaborazione del lutto che difficilmente potrà essere superato senza un lavacro di verità e di passione.
Anche la comunicazione globale del lutto serve alla condivisione virtuale nei rituali con i quali l’individuo e i gruppi esorcizzano il male e credono così di averlo eliminato per sempre.
©Marisa Cossu