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Su foglie

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Alfons Mucha, Autunno, 1896

Alfons Mucha, Autunno, 1896

 

Su colorate foglie d’autunno

ci sono i passi  della bambina

che in me cantava voci di bosco,

il vago suono del vento, la trama

dei rami pendenti da un cielo

trapassato da una lama di sole.

Indaghiamo il  limitato universo,

ci appropriamo delle cose che mai

sentiremo allo stesso modo ,

che sedimentano scorie di magia

nella semplice visione interiore

prima che il tempo trasformi

il possibile nucleo del divenire

in quelle che saremo per sempre;

ma altrove ti trascina il tempo

dove il mondo ti mostrerà  volti

di pietra induriti dal male,

una conca d’acqua evaporata,

montagne di sale, dolore vivo,

il ventre vuoto di madri, guerra.

La morte dissimula la vita,

breve illusione di un attimo

creduto eternamente vero,

perché io sia oggi quel che sono,

disincantato groviglio di memorie

abbandonato nelle mani del tempo.

©Marisa Cossu

La pioggia

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Leonid Afremov, il pittore della pioggia. Impressionista contemporaneo.

Leonid Afremov, il pittore della pioggia. Impressionista contemporaneo.

La pioggia scivola sulle cose

dissemina in rigagnoli le foglie;

passano anime e ombre

in una coltre bianca,

sul davanzale cade una goccia

una piccola pietra liquida,

cade e io scrivo…

l’acqua è inchiostro delle parole

la pagina bacia i fili di cielo

venuti a ispirare la fantasia.

La goccia scava, io scrivo;

scava nell’intimo indurito,

da ore buca il resistente spessore

della mia cecità ,

ora  vedo ciò che risorge,

un verde bagliore di bellezza,

la terra ammorbidita ed aulente

e uccelli alla finestra

tra gelsomini rampicanti.

Io scrivo, la goccia cade e scava

e tu sei nel lieve movimento del vento

che rigonfia la pioggia,

nell’onda trasparente  del tuo respiro,

sei nel punto in cui la goccia tocca l’abisso.

Se appare il vuoto o la morte,

goccia dopo goccia io scrivo,

di te scrivo che sei pioggia e vento,

albero e terra, nulla e tutto,

e  penso di essere altrove.

Marisa Cossu ( “Attraverso pareti di pietra” SBC Akea edizioni)

 

 

 

Posso calpestare il silenzio

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Posso calpestare il silenzio questa notte

tra le pareti di una vuota attesa

e un cielo curvo dal volto lunare

affacciato a una finestra aperta;

plenilunio di Marzo, in me si sveglia

desiderio di semi, del tenue vento

di una nuova, sperata primavera;

ma le stelle brillano altrove questa notte

sono con te nel limbo inconoscibile

dove hai portato gli occhi tuoi lucenti

troppo lontano in un’arca di vetro

in fondo al mare della mia memoria.

Posso sdraiarmi questa notte su tappeti

di nostalgia, addormentarmi nella trama

di un sogno e richiamarti indietro

mentre t’inoltri verso la tua luce

dimentico di me, tu Marzo risvegliato

da un altro amore in una nuova vita.

© Marisa Cossu

Città

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Taranto, chianche del  Borgo Antico

Taranto, chianche del Borgo Antico

Cammino per la città:

non c’è cosa che mi appartenga

nemmeno un mattone scrostato

nemmeno una finestra già chiusa;

ed io non appartengo a nessuna

delle cose che mi circondano,

delle ombre che m’ incontrano.

E non sono nemmeno qui

sono altrove e nessuno lo sa.

L’ ALTRA

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William Waterhouse, Miranda e la tempesta 1936

William Waterhouse, Miranda e la tempesta 1936

                                

E’ rimasto il sibilo del vento

tra le finestre aperte

della casa sul porto;

la mareggiata frange la battigia

su cui l’ altra me stessa

ha disteso una rete di pensieri

per catturare l’ ultima illusione.

Ho lasciato che entrasse

nel muro dell’ inconscio

nella profonda estraneità dell’ essere,

in un vuoto di attesa e di memoria

come in un’ altra vita.

Non voglio più

inseguire luminosi miraggi;

non mi appartiene colei che cerca il vento

e lo trattiene nell’ otre del rimpianto

per liberarlo in scoppi di tempesta.

Altrove riparo ciò che resta di me

dalla bufera, dopo questo  distacco:

chiudo tra le pareti del silenzio

la perdita di me, di quella donna

che rubava i sogni,

che non ritorna nel rifugio scelto,

che non chiede di posare la pena

nel sicuro luogo scavato nelle viscere

di una pacificata solitudine.

Alla finestra ora vedo l’ altra

sparire lentamente , bianca schiuma,

alla fine del molo tra le onde.