La campana sepolta nella terra,
mi ha chiamata da un tempo indefinito
in un angolo d’erba umida e verde
e mi scuote dal sonno e dal torpore
perch’ io canti e raccolga il dolore
in un rifugio di parole antiche,
sola a me stessa, invisibile agli altri.
Ora mi toglie il tempo ogni bellezza
e mi sospinge al centro del rumore
nella memoria di infinite vite e delle morti
che da sempre si alternano nel mondo.
Non vorrei più contare le ferite
rosse e dolenti aperte nelle carni
dei deboli e dei vinti, delle ombre
vaganti per questa strada impervia;
non vorrei più ascoltare fossili grida
confuse con la terra, ignorate ed escluse
da una luce effimera di gloria,
se non fosse per quel sommerso suono
che ci chiama dal sonno della mente.
Dalla pietraia immemore dell’anima
la campana già suona, batte alla porta
con i rintocchi della ragione persa.
Bellissimo testo. 🙂
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Grazie, Gaia! Un saluto. Marisa
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L’ha ribloggato su Marisa Cossu.
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Molto bella, molto brava. Un abbraccio. Isabella
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Grazie Isabella e un abbraccio. Marisa
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Il suono delle campane ha un fascino particolare per me
La voce, della tua, è splendida
Un sorriso di buon giorno
Mistral
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Grazie e un caro abbraccio. Marisa
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